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Depistaggio Borsellino: legale poliziotto, 'Di Gangi per 40 anni servitore dello Stato'

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Caltanissetta, 13 nov. (Adnkronos) - "Giuseppe Di Gangi è un servitore dello Stato che per 40 anni, da agente fino a diventare Sovrintendente capo, continua la progressione della carriera proporzionata, all'interno di una vicenda che ha riguardato non solo gli appartenenti alle forz...

Caltanissetta, 13 nov. (Adnkronos) – "Giuseppe Di Gangi è un servitore dello Stato che per 40 anni, da agente fino a diventare Sovrintendente capo, continua la progressione della carriera proporzionata, all'interno di una vicenda che ha riguardato non solo gli appartenenti alle forze di Polizia ma anche la magistratura. Di Gangi ha ricevuto encomi, ha partecipato all'arresto di latitanti, ha svolto con onore il suo servizio per 40 anni, è esente di qualunque pregiudizio penale. Dal 2014 al 2019 si è trovato terminata con una richiesta di archiviazione. E' stato sottoposto a indagine per gli stessi fatti che sono oggetto della presente imputazione, per le questioni relative a San Bartolomeo al Mare. Di Gangi ha avuto una archiviazione perché il fatto non sussiste, una opzione liberatoria". Con queste parole, l'avvocato Giuseppe Seminara, legale del poliziotto Giuseppe Di Gangi, ha iniziato il suo intervento davanti al gup del Tribunale di Caltanissetta, David Salvucci. Di Gangi e tre suoi colleghi, Angelo Tedesco, Maurizio Zerilli e Vincenzo Maniscaldi sono accusati di depistaggio e falsa testimonianza, dopo la loro deposizione al processo a tre colleghi, accusati di calunnia in concorso aggravato.

Il 9 settembre del 2019 Di Gangi venne sentito nel processo ai 3 poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia in concorso aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra. Il processo è finito con la prescrizione dei reati. In aula Di Gangi parlò, tra numerosi 'non ricordo', di un episodio avvenuto a San Bartolomeo al mare, dove si trovava il falso pentito Vincenzo Scarantino. "Il giorno prima della ritrattazione Scarantino aveva detto al personale dell’ufficio di Imperia che voleva parlare con loro urgentemente. Scarantino disse al dottore Bo che voleva tornare in carcere perché non voleva più collaborare. Ho assistito alla discussione tra Scarantino e il dottore Bo. Abbiamo dovuto ammanettarlo a casa perché Scarantino si stava avventando contro il funzionario. Davanti alla moglie e ai bambini. Non feci alcuna relazione di servizio“.