Caltanissetta, 21 gen. (Adnkronos) – Si saprà solo dopo il prossimo 25 marzo se il Presidente del collegio del Tribunale di Caltanissetta Roberto Davico è incompatibile o meno per presiedere il processo per depistaggio a carico di quattro ex poliziotti, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, tutti accusati del reato di depistaggio accusati di avere mentito nel processo depistaggio Borsellino. Dopo una breve Camera di consiglio, il collegio, presieduto da Davico, dopo avere detto di "condividere le osservazioni" fatte da accusa e difesa, ha rinviato, in attesa del deposito delle motivazioni del processo d'appello depistaggio Borsellino, all'udienza del 25 marzo alle ore 10.30. A inizio udienza era stato il pm Pasquale Pacifico a spiegare che il giudice Davico "è incompatibile e non può presiedere il processo" a carico dei 4 ex poliziotti, perché "era stato giudice a latere nel collegio del processo d'appello sul depistaggio Borsellino". Il pm Pacifico, che ha parlato di una "potenziale incompatibilità", ha poi aggiunto che bisognerebbe attendere, quanto meno, le "motivazioni del processo d'appello Bo". La parte civile si è detta d'accordo con l'accusa. Così come la difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Seminara, Giuseppe Panepinto e Maria Giambra. Come si è appreso durante l'udienza del Presidente Roberto Davico, lo scorso 13 gennaio, il Presidente del Tribunale aveva rigettato la dichiarazione di astensione del Presidente Davico, non ravvisando ragioni "attuali di incompatibilità". Ma oggi, sia accusa che difesa, hanno ribadito che il Presidente Davico "è incompatibile". Accusa e difesa non hanno parlato di "ricusazione" ma di "opportunità". Ma al termine della breve Camera di consiglio è arrivata la decisione del giudice Davico. Tutto rinviato al prossimo 25 marzo per decidere sul da farsi.
Per l'accusa i poliziotti avrebbero mentito durante il processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio che si era concluso con la prescrizione del reato di calunnia per tre loro colleghi: il dirigente di Polizia Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Secondo l'accusa, gli imputati durante la deposizione in aula avrebbero mentito e sarebbero stati reticenti. In sede di arringhe l'avvocata Maria Giambra, che difende Maurizio Zerilli e Angelo Tedesco, aveva detto: "Non possiamo parlare di depistaggio su vicende già 'depistate'. Il depistaggio si è verificato allora. E' come se volessimo resuscitare oggi un fatto che già si è verificato e si è consumato. E su quel fatto ci sono stati processi a rimedio". "Se le false dichiarazioni che vengono addebitate agli imputati attengono ai fatti relativi alla strage di via d’Amelio e quindi a fatti che riguardano le indagini svolte e nei processi celebrati, come potrebbero oggi nel processo Bo depistare un processo e indagini che non solo sono state a loro tempo depistate, dalle quali sono derivati tre processi, che sono frutto del depistaggio e genesi di ulteriore depistaggio?", aveva spiegato la legale di Zerilli e Tedesco. Mentre l'avvocato Giuseppe Panepinto, legale dell'ispettore Vincenzo Maniscaldi, aveva ribadito che "è documentalmente provato che quanto dichiarato dall'ispettore Vincenzo Maniscaldi è sempre stato vero". "Non solo non c'è una ipotesi di condanna ma non doveva essere neppure formulato il capo di imputazione", disse in aula. "Non c'è alcuna falsa dichiarazione nell'annotazione", sosteneva il legale. L'avvocato Giuseppe Seminara, che difende l'ispettore Giuseppe Di Gangi, aveva definito in aula il suo assistito: “servitore dello Stato che per 40 anni, da agente fino a diventare Sovrintendente capo, continua la progressione della carriera proporzionata, all'interno di una vicenda che ha riguardato non solo gli appartenenti alle forze di Polizia ma anche la magistratura. Di Gangi ha ricevuto encomi, ha partecipato all'arresto di latitanti, ha svolto con onore il suo servizio per 40 anni, è esente di qualunque pregiudizio penale. Dal 2014 al 2019 si è trovato terminata con una richiesta di archiviazione". Tutto rinviato al 25 marzo.