La Camera ha dato il via libera definitivo al ddl che limita l’uso delle intercettazioni, confermando il testo già approvato dal Senato. Il provvedimento diventa così legge, in attesa solo della promulgazione.
Ddl intercettazioni, ok definitivo dalla Camera: diventa legge
Nella notte, poco prima della mezzanotte, la Camera ha dato il via libera definitivo al ddl intercettazioni, che passa con 147 voti favorevoli, 67 contrari e un solo astenuto. Il provvedimento, già approvato dal Senato lo scorso 9 ottobre, completa così il suo iter parlamentare.
Ora si attende la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, passaggi necessari affinché la legge entri ufficialmente in vigore.
Il ddl intercettazioni è legge: ecco cosa succederà
La principale novità introdotta dalla nuova legge riguarda la durata massima delle intercettazioni effettuate dalla polizia giudiziaria durante le indagini: queste non potranno superare i 45 giorni, salvo rare eccezioni. Un’estensione sarà possibile solo in presenza di motivazioni precise e documentate.
Secondo le opposizioni, questa misura potrebbe ostacolare numerose inchieste rilevanti, mentre per la maggioranza rappresenta uno strumento per prevenire abusi e tutelare la privacy dei cittadini.
“Ci sono tanti reati gravi che senza intercettazioni non possono essere individuati e puniti, 45 giorni sono un periodo del tutto irrilevante, chi ha proposto questa norma lo sa e non ritiene importante portare avanti le indagini”. Ha dichiarato in Aula Cafiero de Raho, ex Procuratore nazionale antimafia e oggi parlamentare del Movimento 5 Stelle.
Poi, ha aggiunto:
“Si pensi all’omicidio, quando non si trovano le prove nelle prime 48 ore: a quel punto serve una pluralità di intercettazioni per rintracciare i responsabili e comprendere il contesto nel quale è maturato. A questo fine 45 giorni non bastano affatto. Il governo Meloni ha deciso di dare un’immunità ai delinquenti”.
Il provvedimento è estremamente sintetico, composto da un solo articolo, che modifica il Codice di procedura penale aggiungendo la disposizione:
“Le intercettazioni non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”.
Questo limite non riguarderà le indagini su reati legati alla criminalità organizzata, al terrorismo e ai casi di minacce telefoniche. In queste situazioni, continueranno ad applicarsi le regole già previste dalla normativa precedente in materia di intercettazioni.
Nella maggioranza si è dibattuto sull’inclusione dei reati da “codice rosso”, ma si è scelto di mantenere il testo approvato dal Senato per evitare un nuovo passaggio parlamentare.