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Sono trascorsi 17 mesi dal naufragio di Cutro, nel quale morirono almeno 98 migranti, 35 dei quali erano bambini. La Procura di Crotone ha chiuso l’inchiesta e secondo gli inquirenti, la tragedia si poteva evitare.
Chiusa l’inchiesta per la strage di Cutro
Per il pubblico ministero della Procura di Crotone, Pasquale Festa, quattro sono gli indagati della Guardia di Finanza: avrebbero sbagliato le modalità di azione dopo la segnalazione del caicco 40 miglia al largo dalle coste calabresi e le comunicazioni di quella notte con la Guardia costiera. L’evento sarebbe stato trattato come un’operazione di polizia “low enforcement” anziché come un’emergenza di soccorso in mare, ovvero “evento Sar”.
I due indagati della Guardia Costiera, invece, sono accusati di non aver fatto nulla. La Guardia Costiera avrebbe fuorviato le operazioni della Capitaneria, sostenendo che ci fosse un loro mezzo ad attendere il caicco. Affermazione falsa perché, secondo la Procura, il mezzo stava facendo ritorno in porto per rifornirsi di carburante.
Lo schianto sulla secca di Cutro
Dunque, non c’era nessuno ad aspettare il caicco «summer love» a tre miglia dalla costa. Sul luogo solo i pescatori, che con le loro torce fecero segno alla barca di avvicinarsi a riva, cercando di evitare che la barca spezzasse le loro lenze.
Tuttavia, gli scafisti scambiarono quelle luci per segnali delle forze dell’ordine, e per scappare fecero una virata brusca e si schiantarono contro una secca.
Le ulteriori risposte delle indagini
Nelle prossime ore, notificati gli atti, si capiranno meglio singole responsabilità ed omissioni.
I reati contestati sono di falso, omissione in atto d’ufficio e strage come conseguenza di altro reato i capi di imputazione. A tal proposito, la Procura della Repubblica di Crotone ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio dei sei indagati.