Roma, 28 mar. (Adnkronos Salute) – In Italia tra le 450mila e le 540 mila persone hanno bisogno ogni anno di cure palliative nel loro ultimo periodo di vita e il numero è previsto in crescita. Oltre un terzo ha bisogni di complessità elevata, che richiedono l'intervento di équipe specialistiche nei diversi luoghi di cura (casa, hospice, ospedale, strutture residenziali). All'appello mancano più del 50% dei medici palliativisti e due terzi degli infermieri per l'assistenza domiciliare. Sono alcuni dati emersi da un documento di raccomandazioni pubblicato dalla Società italiana di cure palliative (Sicp), che propone uno standard di personale medico e infermieristico per i servizi specialistici di cure palliative che operano nelle reti locali di cure palliative per gli adulti del nostro Paese.
Il documento – presentato oggi a Milano all'Università Statale in partnership con la Federazione cure palliative, in occasione della tavola rotonda 'Cure palliative come diritto universale?' – è il frutto di oltre un anno di rigoroso lavoro di analisi della letteratura scientifica e delle buone pratiche italiane e internazionali, e di confronto fra operatori con competenze ed esperienze specifiche e consolidate in questo tipo di cure, in assenza al momento di specifiche indicazioni da parte delle istituzioni nazionali. Il tutto in un contesto di molteplici interventi legislativi, che vedono la copertura del bisogno di cure palliative tra gli obiettivi della Mission 6.1 del Pnrr.
Dal confronto tra quanto proposto nel documento di raccomandazioni con quanto emerso da una ricerca condotta dalla Sicp su mandato del ministero della Salute, emerge che al bisogno di cure palliative specialistiche a domicilio fanno fronte circa 750 medici palliativisti quando ne servirebbero 1.600, con un deficit di oltre il 50% rispetto alle necessità, e circa 1.500 infermieri contro un bisogno stimato di 4.550, dunque con una carenza di 3.050 unità, pari al 66%. Rispetto all'assistenza domiciliare, la situazione degli hospice appare meno critica. Secondo le stime della Sicp, oggi negli hospice lavorano circa 500 medici palliativisti e oltre 2.100 infermieri per 3.199 posti, uno standard discretamente in linea con quanto previsto dal Dm 43 del 2007, che tuttavia era riferito al solo bisogno di cure palliative nei pazienti oncologici, ma insufficiente rispetto ai nuovi obiettivi fissati dal Dm 77/22 secondo i quali mancherebbero oltre 100 medici palliativisti e oltre 600 infermieri, pur in presenza di una grande variabilità di dati nelle diverse regioni. Il quadro di carenza complessiva era stato evidenziato dalla survey Sicp-Altems rivolta a medici e infermieri attivi nelle Reti di cure palliative e dalla ricognizione di Agenas sullo stato di attuazione della Legge 38/2010. I dati contenuti nella survey Sicp-Altems hanno rilevato, fra l'altro, come più di 600 medici palliativisti in attività abbiano oltre 56 anni di età, con una previsione di pensionamento nei prossimi 10 anni.
"I dati della nostra analisi – afferma Gino Gobber, presidente di Sicp – mettendo a confronto la realtà odierna delle cure palliative e uno scenario futuro di copertura del bisogno, aprono alla possibilità di una efficace programmazione sanitaria, tenuto conto anche degli sviluppi normativi che riguardano le cure palliative promulgati nel periodo post Covid".
"Viviamo un momento che può essere definito, a ragione – sottolinea Gobber – come un'occasione unica per il servizio sanitario. La Legge 106 del 2021 – chiarisce il presidente Sicp – chiede alle Regioni di completare l'articolazione delle Reti di cure palliative entro il 2025; il Dm 77/22 definisce il ruolo di tali reti nel panorama ampio di una sanità territoriale profondamente rinnovata; la Legge 197/2022 fissa l'obiettivo della presa in carico del 90% del bisogno di cure palliative da raggiungere entro il 2028. Tutto questo si colloca nel perimetro ampio del Pnrr con l'impegno del miglior uso delle risorse rese disponibili. Ci auguriamo che il documento di sintesi con le nostre raccomandazioni sia recepito dal legislatore e dai decisori, a livello centrale e sul territorio".