Roma, 29 gen.
(Adnkronos Salute) – La pandemia Covid-19 ha messo in ginocchio anche i sistemi sanitari europei più resilienti con effetti tragicamente evidenti anche sull’assistenza e sulle cure cardiovascolari. Si stima che in Italia, in piena emergenza Covid, i morti per infarto siano triplicati a causa delle difficoltà della presa in carico dei pazienti. Per evitare che la storia si ripeta, la Commissione europea ha deciso di finanziare il progetto Resil-Card, uno studio triennale che rientra nell’ambito del programma Eu4Health, e punta a rendere l’assistenza e le cure cardiovascolari 'a prova' di pandemia, ma anche di conflitti o emergenze climatiche.
Al consorzio di ricerca Resil-Card aderisce la Società italiana di Cardiologia interventistica (Gise), insieme all’Unità di ricerca sui servizi e sistemi sanitari del centro medico Amsterdam Umc (Paesi Bassi), la rete globale di cardiologi interventisti We Care (Francia) e il Servizio sanitario catalano CatSalut (Spagna).
"L’obiettivo di questo progetto – spiega in una nota Francesco Saia, presidente Gise e cardiologo interventista all’Irccs Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – è quello di trarre insegnamento dalla pandemia per sviluppare specifici strumenti con cui valutare e identificare le lacune dei sistemi di assistenza e cura cardiovascolare, da colmare successivamente tramite l'implementazione di precise raccomandazioni standard".
Guidato da We Care nel ruolo di coordinatore, il progetto – riferisce la nota – è ulteriormente supportato dalle competenze complementari di organizzazioni come la Fondazione Gise, Cittadinanzattiva per l'Italia, l’Istituto nazionale per la prevenzione e la salute cardiovascolare (Irlanda), il Global Heart Hub (Irlanda) ed Europa Group (Francia).
"Resil-Card punta a rendere i sistemi sanitari europei resilienti, incentrati sul paziente e in grado di ridurre le disuguaglianze di accesso alle cure, anche nelle situazioni d'emergenza e di crisi, come la pandemia, le emergenze climatiche o le guerre – sottolinea Saia –.
Attraverso la collaborazione, l’innovazione e l’impegno per l’eccellenza, il progetto mira ad avere un impatto duraturo sulle cure cardiovascolari in tutto il Continente europeo, Italia compresa".
Il progetto prevede quattro fasi diverse. "La prima è lo sviluppo di uno strumento di valutazione della resilienza incentrato sul monitoraggio e sul rafforzamento della continuità dell’erogazione delle cure per i pazienti cardiovascolari durante le crisi – spiega Saia –. Per riuscirci verranno condotte una revisione della letteratura scientifica, un sondaggio tra gli operatori sanitari e focus group in cui sono rappresentate tutte le parti interessate.
Nella seconda fase verrà condotta una sperimentazione pilota dello strumento di valutazione della resilienza che coinvolgerà professionisti e istituzioni sanitarie dell'Italia e della Catalogna".
Infine, al Gise e al We Care spetterà il compito di favorire l’adozione diffusa dello strumento e degli standard raccomandati. Gli sforzi includono il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, seminari con le Ong e la collaborazione con la European joint action on cardiovascular diseases and diabetes.
"Sarà un lavoro complesso, ma necessario, che vede la Società italiana di Cardiologia interventistica impegnata in prima linea in rappresentanza dell'Italia, con l’importante collaborazione della nostra Fondazione Gise Etse dell’associazione Cittadinanzattiva – conclude Saia -. Siamo convinti che prepararsi ‘in tempo di pace’ sia fondamentale per affrontare al meglio future crisi. È la lezione che ci ha insegnato il Covid e che non vogliamo e non dobbiamo dimenticare", conclude.