Non credo si possa negare che gli antichi romani non lasciassero vivere in pace alcuna specie animale; cercando qua e là sui libri informazioni sulla loro alimentazione e sui piatti tipici della loro cucina, sono rimasta basita nell’apprendere che mangiassero persino…il ghiro!
Non solo: prima di arrivare sulle tavole cotti e pronti per essere consumati, questi animali venivano allevati con una serie di particolari accorgimenti, affinché la carne risultasse più gustosa e saporita.
Esistevano infatti ambienti appositi in cui i ghiri erano tenuti per molto tempo ad ingrassare al buio all’interno di speciali recipienti, le glirarie, e solo quando erano giudicati idoenei, venivano uccisi e cucinati.
La più comune ricetta a base di ghiro prevedeva che l’animale venisse farcito con polpette di maiale, pepe e laser, una spezia che veniva ricavata dal succo del silfio, una radice propria di Cirene.