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Violenza domestica, gli effetti secondari del Coronavirus

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La violenza domestica è un tema sempre, purtroppo, attuale. Anche in tempi di Coronavirus, bisogna tutelare chi resta in casa e rischia ogni giorno.

Quello della violenza domestica è un argomento molto delicato, ma sempre attuale. Anche in tempi di Coronavirus, questa piaga purtroppo è sempre presente e bisogna tutelare chi convive ogni giorno con la paura. Il consiglio, lo slogan che gira da giorni ovunque è “Restate a casa”, ma non per tutti si tratta di un posto sicuro.

Violenza domestica, in casa fa paura

Per poter dare una mano a chi non deve sentirsi solo, circola sui social network un numero di emergenza da chiamare, al quale risponde il centro anti violenza La Fenice: 1522. La violenza domestica è solo uno degli effetti secondari del Coronavirus, che ci obbliga a stare in casa e condividere gli stessi spazi, anche in situazioni difficili.

Filo diretto durante il Coronavirus

L’ex presidente della Commissione per le Pari Oppurtunità di Teramo, Lucia Verticelli, ha proposto rendere disponibile, soprattutto durante questa emergenza, il centro anti violenza La Fenice. L’obiettivo è quello di raccogliere denunce, anche anonime, tramite il numero unico qui sopra citato.

Questo però non basta, secondo Lucia Verticelli bisognerebbe attivare anche un protocollo di emergenza con le Forze dell’Ordine, Comuni, Prefettura e Asl di competenza per tutelare donne e minori, le principali vittime di violenza. Il timore è infatti quello che non vengano denunciati tali reati, per via della convivenza forzata.

In Cina aumentati i casi di violenza

In Cina purtroppo, le denunce per violenza domestica sono aumentate durante l’isolamento. Wan Fei, ex ufficiale di polizia in pensione, gestisce un’associazione no-profit nella provincia di Hubei e nel solo mese di febbraio ha ricevuto 162 segnalazioni, il triplo rispetto al 2019. “Il Coronavirus ha avuto un impatto enorme sulla violenza domestica”, spiega, “secondo le nostre statistiche, il 90% delle cause sono legate all’epidemia”.