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Crollo del ponte in Corea del Sud: morti e feriti, le ultime notizie

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Un tragico crollo di un ponte in Corea del Sud a Cheonan causa morti e feriti. I soccorritori continuano le ricerche, mentre le indagini su cause e responsabilità sono già in corso.

Immagini impressionanti arrivano da Cheonan, a sud di Seul. Nelle scorse ore un ponte in costruzione in Corea del Sud ha subito improvvisamente un crollo, causando la morte di tre operai e il ferimento di altri cinque., i soccorritori temono che sotto le macerie possano esserci ancora dispersi.

Ponte crollato in Corea del Sud: travi d’acciaio cedono, operai travolti

L’incidente è avvenuto intorno alle 9:50 ora locale (l’1:50 in Italia) in un cantiere lungo la futura autostrada Seul-Sejong. Secondo quanto riferito dall’Agenzia nazionale dei Vigili del Fuoco, il cedimento e quindi il crollo del ponte è stato innescato dalla rottura consecutiva di cinque travi d’acciaio, proprio mentre una gru le stava spostando tra i piloni. Gli otto lavoratori coinvolti sono stati travolti.

Una telecamera di bordo montata su un’auto di passaggio ha ripreso il momento del crollo, mostrando la struttura collassare in pochi istanti.

Le autorità della Corea del Sud sono subito intervenute con un massiccio dispiegamento di soccorritori. Il presidente ad interim Choi Sang-mok ha ordinato l’impiego di tutte le risorse disponibili per affrontare questa terribile emergenza, mentre il ministero dell’Interno ha confermato che le ricerche di eventuali dispersi sono ancora in corso.

Sul disastro è stata aperta un’inchiesta. Funzionari del ministero dei Trasporti sono sul posto per esaminare i montanti metallici e le strutture in cemento, nel tentativo di chiarire le cause del crollo e accertare eventuali responsabilità.

Ponte crollato in Corea del Sud: soccorsi senza sosta, si indaga sulle cause

La notizia è arrivata fino ai piani alti di Seul in pochi minuti. Il telefono di Choi Sang-mok, presidente ad interim, ha squillato all’alba. “Presidente, abbiamo un problema a Cheonan.” Non c’è stato bisogno di molte parole. “Mandateci tutto quello che abbiamo,” ha ordinato Choi, ancora in pigiama secondo chi era presente.

Sul posto, la scena sembra uscita da un film apocalittico. Uomini e donne in divisa arancione si muovono tra le macerie come formiche operose. I cani fiutano tra gli spazi angusti, abbaiando quando percepiscono qualcosa. Un giovane vigile del fuoco, con la barba di tre giorni e gli occhi arrossati, accarezza il suo labrador: “Trova, trova,” gli sussurra.

“Non ce ne andremo finché non sapremo che non c’è più nessuno là sotto,” ha detto un portavoce all’Afp, asciugandosi il sudore dalla fronte con una manica sporca.

Intanto, uomini in completo scuro e caschetti gialli misurano, fotografano, discutono. Sono gli ispettori del ministero dei Trasporti. Uno di loro guarda un pezzo di acciaio contorto, lo tocca, scuote la testa. Le voci corrono già: problemi nei materiali? Tempistiche troppo strette? Nessuno si sbilancia ufficialmente.

Fuori dal perimetro, famiglie in attesa. Una donna tiene stretta una giacca da lavoro, probabilmente del marito. Un anziano fissa il vuoto. Non chiedono nulla, ma i loro occhi parlano. Vogliono sapere chi risponderà per questa tragedia. E soprattutto, vogliono i loro cari indietro.