> > Chi guadagna con la crisi energetica?

Chi guadagna con la crisi energetica?

piattaforma petrolifera in mezzo al mare

Con i prezzi di gas e petrolio in continuo aumento, a perderci sono miliardi di consumatori. Come in ogni crisi, però, c'è chi aumenta considerevolmente i propri profitti. E il Governo italiano dovrebbe e potrebbe intervenire subito.

Petrolio e gas ci danno benzina, elettricità e riscaldamento. Ma l’energia è un mercato particolare poiché è dominato dai grandi oligopoli: il potere sta nelle mani di pochi produttori e non di miliardi di consumatori.

I grandi oligopoli energetici possono stabilire i prezzi di vendita applicando un margine sul costo dell’energia estratta da loro stessi oppure acquistata sui mercati internazionali. In questa fase di crescita dei prezzi dell’energia gli oligopoli stanno aumentando il fatturato e i profitti distribuendo soldi agli azionisti anche attraverso operazioni di riacquisto delle azioni proprie, mentre i consumatori stanno riducendo drasticamente il loro potere d’acquisto.

British Petroleum ha appena chiuso il suo miglior anno finanziario da otto anni a questa parte. Come Shell, che potrebbe distribuire fino al 35% del suo free cash flow operativo agli azionisti. ExxonMobil da parte sua ha registrato un utile di circa 9 miliardi di dollari nel quarto trimestre, mentre il bilancio Eni del 2021 si è chiuso con utile record con un balzo nel quarto trimestre dei profitti netti consolidati a 2,1 miliardi di euro. Ancora più eclatante è stato l’utile netto di Total nel 2021 pari a 15 miliardi di euro (a fronte di un fatturato di 179 miliardi di euro), superiore al risultato storico ottenuto nel 2008 di 13,9 miliardi di euro.
L’idea del governo di tassare i cosiddetti extraprofitti delle grandi imprese energetiche per sostenere famiglie e imprese è molto arbitraria e potrebbe avere anche l’effetto di scaricare l’aumento della tassazione sul prezzo di vendita dell’energia agli utenti finali.

Lo Stato invece dovrebbe utilizzare le imprese di cui è azionista di maggioranza relativa come braccio della politica economica ed energetica. ENI e ENEL, essendo imprese price leader, possono stabilire i prezzi di vendita della benzina, del gas e dell’elettricità influenzando i comportamenti delle altre imprese e quindi i prezzi al consumo. Quando ENI decise di puntare sulla politica degli sconti nei fine settimana dell’estate 2012 le altre imprese furono spinte a fare altrettanto. Dopo l’iniziativa dell’Eni, che propose sconti di 20 cent scesero in campo Esso e Ip con promozioni equivalenti. Così funzionano i mercati oligopolistici dove esistono imprese dominanti che esercitano un grosso potere di mercato.

Pertanto, sarebbe opportuno che il governo indicasse agli amministratori delegati di ENI ed ENEL politiche sui prezzi di vendita che siano anticicliche rispetto all’andamento dei prezzi sui mercati internazionali. Ciò significa che in una fase di crescita dei prezzi dell’energia queste imprese devono comprimere al massimo i margini di profitto per attenuarne l’impatto sui consumatori. Naturalmente tutto ciò ha che fare con decisioni di natura politica che vanno discusse in sede parlamentare.
È arrivato il momento per dare una svolta alla politica economica ed energetica di questo Paese.