Roma, 19 set. (Adnkronos Salute) – "Già dalla comparsa della prima placca siamo in grado di fare la diagnosi di psoriasi e intervenire. Tuttavia, il problema è che i pazienti con questa malattia recidivante e cronica iniziano ad essere curati dopo 12 anni dai primi sintomi. La conseguenza è che la patologia si cronicizza. I dati mostrano che se trattiamo la malattia entro primi due anni abbiamo una probabilità di controllarla molto alta, dopo scende molto". Lo ha detto Antonio Costanzo, direttore dell'Uoc di Dermatologia presso Irccs Istituto Clinico Humanitas Rozzano di Milano, intervenendo alla conferenza stampa a Roma sull'approvazione della rimborsabilità per il farmaco deucravacitinib. "Curare prima aiuta anche a prevenire le comorbidità come l'artrite e le complicanze cardiovascolari, perché la psoriasi – sottolinea Costanza – è un fattore di rischio per infarto indipendente da colesterolo, fumo o obesità". Inoltre "può essere associata ad altre patologie come l'artrite e la sindrome metabolica – spiega all'Adnkronos Salute – che impattano a loro volta sulla qualità della vita dei pazienti".
In Italia "la psoriasi colpisce circa il 3% della popolazione, quindi è una malattia piuttosto frequente – fa notare l'esperto – Finalmente abbiamo una novità terapeutica, deucravacitinib, una piccola molecola che può essere assunta per bocca una volta al giorno e che va ad interferire proprio con i meccanismi che portano allo sviluppo delle placche. Come? Va a legarsi a una proteina che sta dentro le cellule e che ha il compito di segnalare l'infiammazione. Quindi bloccando questa proteina blocca il segnale dell'infiammazione nella pelle dei nostri pazienti. In questo modo, nel corso delle settimane il paziente vede migliorare la propria pelle e in concomitanza anche la propria qualità della vita. Spariscono prurito e chiazze visibili".
Questa molecola "approvata e anche rimborsata in Italia tramite il Servizio sanitario nazionale è stata testata in studi clinici contro un'altra molecola che ha funzionato di meno. Deucravacitinib induce la guarigione delle placche psoriasiche in più del 60% dei nostri pazienti. Quindi si pone per quei pazienti che hanno una malattia moderata severa al fallimento, alla controindicazione delle terapie convenzionali come la ciclosporina e il metotrexate e su una larga fetta di pazienti affetti da questa malattia". Finora "i dati che abbiamo ci dicono che finché si assume deucravacitinib la psoriasi rimane sotto controllo. Una volta sospesa la terapia la psoriasi può tornare perché è una malattia cronica su base genetica, torna però in maniera molto lenta. Quindi c'è sempre il tempo di ricominciare la terapia. L'indicazione al momento è quella di assumerla a vita" conclude.