Matrimoni: cosa succede se qualcuno si oppone durante la cerimonia?

"Chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre", questa frase è al centro delle trame di moltissimi film. Cosa c'è all'origine del suo ingresso nei riti matrimoniali? Scopriamolo.

Diciamolo.

Nessuna coppia di sposi sana di mente vorrebbe avere problemi il giorno del matrimonio. Tenendo a mente ciò, verrebbe da domandarsi a chi sia venuta la brillante idea di introdurre la fatidica frase “se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre”, proprio a ridosso dell’annuncio ufficiale di matrimonio. Ebbene, la risposta va cercata ai tempi dei matrimoni combinati per dare la possibilità di opporsi al matrimonio.

Perché opporsi al matrimonio

È uno dei colpi di scena preferiti dei copioni hollywoodiani. Quel preciso istante del film nel quale vengono pronunciate le fatidiche parole: “chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre”, e l’amante deluso entra rompendo il silenzio tombale che aleggia tra gli ospiti composti. Per fortuna, oggi le coppie possono chiedere che la frase venga esclusa dal rito. Perché, comunque, veniva lasciata l’opportunità di opporsi al matrimonio?

Quando la tradizione aveva un senso

Oggi ci sono requisiti legali che assicurano che una coppia sia libera di sposarsi. Ma, un secolo fa, i motivi per la celebrazione di un matrimonio avevano ben poco a che fare con l’amore. E la legalità era un concetto escluso dal pensiero del matrimonio. Prima del XVI secolo, i matrimoni erano combinati e trattati come contratti tra due famiglie. Questo cambia nel 1549, quando la Chiesa di Inghilterra presenta il primo “Book of Common Prayer” e include la frase “parli adesso o taccia per sempre” come parte integrante della liturgia nuziale.

L’origine della frase

La frase “parli adesso o taccia per sempre” veniva inserita per proteggere il contratto matrimoniale. Era una sorta di garanzia a protezione di matrimoni incestuosi o problematici. Per esempio, se un padre non riusciva a pagare la dote concordata, la domanda dava alla famiglia dello sposo l’occasione di intervenire. La dichiarazione poteva essere usata anche per dubitare della verginità della sposa, quando la verginità era un requisito fondamentale del matrimonio.

Intorno al XVIII secolo, le chiese Cattolica Romana e Anglicana promulgarono le pubblicazioni di matrimonio. Attraverso le pubblicazioni la Chiesa annunciava, circa tre settimane prima della cerimonia, l’intenzione della coppia di sposarsi. Questo non sostituiva la fatidica frase, ma voleva essere un tentativo di gestire i “ricorsi” prima del matrimonio.

Cosa accade di fronte a un’obiezione

Al giorno d’oggi, una licenza di matrimonio emessa dallo Stato è sufficiente ad assicurare che una coppia è libera di sposarsi.

Tuttavia, i certificati di matrimonio sono vincolanti dal punto di vista legale. Il fatto che una coppia decida di fare domanda di matrimonio è già sufficiente per stabilire che due persone possano sposarsi. Le motivazioni che possono portare a un annullamento del rito possono solo essere di valore legale. Non esistono altre ragioni valide per bloccare una cerimonia civile. Se un rito, oggi, dovesse prevedere la fatidica frase, e qualcuno dovesse avanzare obiezioni, probabilmente si potrebbe avanzare oltre senza prestare particolare attenzione al disturbatore.