La trombocitopenia, conosciuta anche come piastrinopenia o ipopiastrinemia, è una condizione che si verifica quando il numero di piastrine nel sangue scende al di sotto di 150.000/mm3. Le piastrine hanno un ruolo fondamentale nella coagulazione del sangue, e la loro riduzione può essere causata da diversi fattori, con conseguenti effetti dannosi sull’organismo.
Cos’è la piastrinopenia: sintomi e quadro clinico
Le piastrine sono frammenti di cellule che svolgono un ruolo essenziale nella coagulazione del sangue, contribuendo a fermare il sanguinamento nelle ferite. Circolano nel sangue per il 70% e nella milza per il restante 30%, con una vita media di circa 10 giorni.
Un numero normale di piastrine in un microlitro di sangue è tra 150.000 e 400.000, quando i valori sono inferiori indicano piastrinopenia. La produzione ridotta di piastrine può derivare da diverse cause, tra cui danni o infiltrazioni del midollo osseo (da neoplasie, leucemie o infezioni), depressione del midollo a causa di farmaci, radiazioni o infezioni virali (come HIV o parvovirus), carenze nutrizionali (come deficit di folati e vitamina B12) e patologie ereditarie.
La piastrinopenia è strettamente legata alla sindrome emorragica, che può variare in gravità a seconda del soggetto e del livello di piastrine nel sangue. Maggiore è il deficit, più gravi saranno i sintomi.
In caso di piastrinopenia severa, si possono verificare emorragie, come:
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Ecchimosi (in seguito a traumi)
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Epistassi (sangue dal naso)
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Emorragie gastrointestinali o urinarie
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Menorragie
Nei casi più gravi, può verificarsi un’emorragia cerebrale.
Le cure per la piastrinopenia
La piastrinopenia lieve, con un valore di piastrine appena sotto la norma (<150.000 unità/mm3), di solito non richiede trattamenti, in quanto tende a risolversi da sola, a meno che non si presentino sintomi significativi. Lo stesso vale per la piastrinopenia gravidica, che colpisce circa il 10% delle donne in gravidanza senza danni per madre e bambino, e spesso si risolve dopo il parto.
Quando la piastrinopenia è grave, è necessario intervenire con terapie farmacologiche o trasfusioni, sempre dopo aver identificato la causa. Nei casi con emorragie gravi, le opzioni terapeutiche includono:
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Farmaci glucocorticoidi per via orale o endovenosa
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Immunoglobuline endovenose per reazioni immunitarie
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Trasfusione di piastrine per pazienti con alto rischio di emorragia
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Rimozione della milza, nei casi più estremi, quando i farmaci non sono efficaci.