Il 25 aprile, a Romano di Lombardia, non è stato solo un anniversario da calendario, ma un gesto collettivo di memoria e resistenza. In questa cittadina della Bassa bergamasca, la Festa della Liberazione ha assunto un significato più intenso del solito. Nonostante il divieto imposto dall’amministrazione comunale di eseguire pubblicamente Bella ciao, il canto simbolo della Resistenza è comunque risuonato, forte e corale, tra la folla del corteo.
Corteo 25 aprile: cori a Romano di Lombardia per Bella ciao
A Romano di Lombardia, ventimila abitanti nel cuore della Bassa bergamasca, il 25 aprile si è trasformato in un momento di aperta sfida civile. Dopo la decisione dell’amministrazione comunale di vietare l’esecuzione di quattro inni simbolici — tra cui Bella ciao — durante le celebrazioni ufficiali, la città è finita al centro di un acceso dibattito nazionale.
“Ho faticato a trovare le disposizioni del governo e quelle prefettizie e comunque non ho letto da nessuna parte che si dovesse silenziare ‘Bella ciao‘, che è un canto d’amore, ma probabilmente non è ancora recepito come tale”, commenta Walter Torioni, presidente Anpi di Romano di Lombardia.
Oggi, durante il corteo, cittadini e manifestanti hanno risposto con la voce: Bella ciao è stata cantata a piena voce, trasformando quel divieto in un gesto collettivo di resistenza e memoria.
Cori a Romano di Lombardia per Bella ciao, vietata dalle autorità: i motivi
Coinvolto nella polemica anche il sindaco, Gianfranco Gafforelli, il quale ha spiegato che la decisione del Comune di non eseguire Bella ciao, insieme ad altri brani simbolici, era stata condivisa durante una riunione con tutti i capigruppo e le associazioni coinvolte nell’organizzazione del 25 aprile.
“Poi è purtroppo sopraggiunta la morte del Papa, con i cinque giorni di lutto nazionale. Come ho spiegato a tutti i capigruppo, abbiamo voluto rispettare nient’altro che le direttive prefettizie, confermando le manifestazioni, ma in modo sobrio. Le quattro tappe previste sono state confermate: abbiamo soltanto tolto quattro brani patriotici di artiglieri, alpini, aeronautica e ‘Bella ciao'”.
Tali indicazioni, però, non sono state accolte favorevolmente da tutti. Durante il corteo, un manifestante ha reagito con durezza alla scelta del sindaco di non intonare l’inno partigiano, accusandolo di essere un fascista. L’uomo è stato subito identificato dalla Polizia. Gafforelli ha espresso rammarico per quanto accaduto, affermando che, a suo avviso, si è finiti per svilire una ricorrenza importante come il 25 aprile.