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Il caso di Donato Cippone contro Antonio Decaro
La recente sentenza della quinta sezione civile della Corte d’appello di Napoli ha fatto discutere, respingendo il ricorso presentato dal commerciante barese Donato Cippone. Quest’ultimo aveva chiesto ai giudici di accertare l’ineleggibilità dell’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, alla carica di deputato del Parlamento europeo. La Corte, presieduta da Caterina Molfino, ha ritenuto infondata la richiesta di Cippone, che dovrà anche rifondere a Decaro le spese processuali per un totale di 12.650 euro.
Le motivazioni della sentenza
Cippone sosteneva che Decaro non avesse presentato le dimissioni necessarie e non avesse cessato le proprie funzioni almeno 180 giorni prima delle elezioni europee dell’8 maggio. Tuttavia, la Corte ha chiarito che i sindaci di comuni con più di 15.000 abitanti possono candidarsi per il Parlamento europeo. Essi sono tenuti a dichiarare, entro 30 giorni dalla proclamazione, se intendono optare per la carica di deputato o mantenere l’incarico di sindaco. Questo è esattamente ciò che ha fatto Decaro, il quale ha scelto di mantenere il suo ruolo di sindaco.
Il silenzio del procuratore generale
Durante l’udienza, i giudici hanno notato un aspetto interessante: il procuratore generale, nonostante fosse stato informato del ricorso il 24 luglio, ha scelto di rimanere silente. Questo silenzio ha sollevato interrogativi sulla posizione della procura riguardo alla questione di ineleggibilità. La Corte ha quindi ribadito la legittimità della candidatura di Decaro, sottolineando che la legge consente ai sindaci di partecipare alle elezioni europee senza dover necessariamente dimettersi in anticipo.
Implicazioni per il futuro politico di Decaro
Questa sentenza rappresenta un importante precedente per altri sindaci che potrebbero trovarsi in situazioni simili. La decisione della Corte d’appello di Napoli non solo conferma l’eleggibilità di Decaro, ma potrebbe anche influenzare le future candidature di sindaci in carica. La possibilità di concorrere per cariche europee senza dover abbandonare immediatamente il proprio ruolo locale potrebbe incentivare una maggiore partecipazione dei rappresentanti locali nella politica europea. La sentenza, quindi, non è solo una vittoria personale per Decaro, ma un segnale per il panorama politico italiano.