Un colpo significativo è stato inferto al progetto di Autonomia Differenziata, con la Corte Costituzionale che ha evidenziato sette criticità fondamentali nella legge Calderoli.
Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata: ne boccia sette punti
Sebbene l’impianto generale della legge sopravviva al vaglio della Consulta, che ha respinto il ricorso integrale presentato da quattro regioni (Puglia, Toscana, Sardegna e Campania), le obiezioni sollevate ne minano profondamente l’attuazione pratica.
Il cuore delle contestazioni riguarda la modalità di trasferimento delle competenze alle regioni. La Corte stabilisce che non possono essere cedute intere materie, ma solo specifiche funzioni, e sempre nel rispetto del principio di sussidiarietà. Particolare enfasi è posta sulla questione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), la cui determinazione non può essere delegata al governo tramite DPCM, dovendo invece passare per il Parlamento.
Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata: sette punti bocciati, Parlamento chiamato a intervenire
Cruciali anche i rilievi sulla gestione finanziaria: viene bocciata la possibilità di modificare le aliquote di compartecipazione ai tributi tramite decreto interministeriale, così come la facoltatività del concorso agli obiettivi di finanza pubblica per le regioni beneficiarie.
Le reazioni politiche sono state immediate: mentre la Lega tenta di minimizzare parlando di “aggiustamenti facilmente superabili”, le opposizioni vedono confermati i propri timori. Il ministro Calderoli assicura che i negoziati proseguiranno, ma il percorso appare ora più complesso.
La Consulta ha ricordato che l’articolo 116 della Costituzione va interpretato nel contesto dell’unità della Repubblica, della solidarietà interregionale e dell’uguaglianza dei diritti dei cittadini, principi che dovranno guidare la necessaria revisione del testo.