Baku, 16 nov.
(askanews) – Centinaia di manifestanti hanno protestato dentro il centro congressi dove si tiene la COP29 di Baku in Azerbaigian, chiedendo “giustizia climatica”. La manifestazione, organizzata da un ventagio di associazioni per i diritti delle donne, per il clima, per i diritti degli indigeni, per i sindacati, si è svolta in silenzio quasi totale: i partecipanti si sono limitati a cantare a bocca chiusa bloccando temporaneamente la sala principale dove si tengono gli incontri.
Parla Flora Vanu, membro del partito Vanuatu in Oceania: “I leader del mondo vogliono silenzio su quel che ci aspetta, vogliono il silenzio sulla realtà. Ma noi non ci fermiamo perché sappiamo che domani, le generazioni future dipendono dalle nostre azioni di oggi. Se ci dicono ‘silenzio’ siamo venuti a parlare e lo facciamo con gli striscioni. La nostra presenza vuol dire molto per la nostra gente”.
Joira, una manifestante che non rilascia il suo vero nome per motivi di sicurezza, aggiunge: “Non stiamo chiedendo, stiamo pretendendo.
I paesi sviluppati sono storicamente responsabili della crisi climatica e chiediamo che mettano fine al colonialismo, allo sfruttamento delle risorse, al massacro, e che paghino per il loro debito climatico”.