Gli organizzatori del referendum sulla cittadinanza sono riusciti a superare il loro obiettivo di 500.000 firme, che inizialmente sembrava un traguardo difficile da raggiungere.
Tale referendum intende ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale continuativa necessario per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli stranieri. Grande spinta al raggiungimento del risultato è stata data dall’intensa mobilitazione di noti personaggi del mondo della cultura, della musica, dello sport e della politica negli ultimi tre giorni. Personalità come Alessandro Barbero, Roberto Saviano, Zerocalcare, Matteo Garrone, Ghali, Malika Ayane, Julio Velasco, e molti altri, hanno partecipato attivamente a sostenere la causa.
Non tutti nel centrosinistra, però, hanno appoggiato l’iniziativa. Infatti, il leader del M5s, Giuseppe Conte, non ha firmato il referendum, preferendo promuovere la sua proposta di legge. Inoltre, Giorgia Meloni, esprime opposizione a qualsiasi modifica: “l’Italia ha già una buona legge. Non vedo la necessità di cambiarla”, ha affermato da New York. Dal canto suo, Riccardo Magi, segretario di Più Europa e uno dei promotori del quesito, afferma che la popolazione italiana dimostra desiderio di partecipare e di non accontentarsi dell’attuale gestione governativa.
Magi ringrazia “tutti coloro che hanno creduto” nella prospettiva del referendum malgrado le “condizioni molto difficile”. Le ultime 24 ore hanno visto un notevole afflusso di firme, con ben 180.000 nuove adesioni. Le regioni del Nord hanno contribuito maggiormente: in termini assoluti la Lombardia si colloca al primo posto con 106.000 firme alle 16.30, mentre l’Emilia Romagna ha ottenuto il maggior numero di adesioni rispetto alla sua popolazione (1166 ogni 100.000 abitanti), secondo Youtrend.
Le regioni del nord Italia, come il Piemonte (1061), la Lombardia (1059), il Lazio (1030) e la Toscana (1003), mostrano un forte sostegno al referendum sulla cittadinanza, a differenza delle regioni meridionali come la Calabria (474), il Molise (506) e la Sicilia (526) che risultano meno ferventi. L’analisi di YouTrend nota una correlazione positiva tra il numero di firme raccolte e il numero di residenti stranieri nelle regioni. Gli organizzatori del referendum tuttavia non si fermano qui.
“Invitiamo gli italiani a continuare a darci il loro supporto nei prossimi giorni per rafforzare questa iniziativa popolare”, affermano. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, si unisce all’appello sui social media, incoraggiando a “Continuare a firmare!”. L’obiettivo è dare peso politico alle numerose firme raccolte. Ma ci sono anche controversie – nonostante il giorno venga definito di “vittoria” da Magi, egli denuncia che la piattaforma per la raccolta delle firme è andata offline per due giorni consecutivi.
“È l’ultima settimana per firmare e migliaia di cittadini non riescono a farlo online. Invoco un intervento rapido del governo” dichiara Magi nel Parlamento. I promotori del movimento si riservano il diritto di richiedere proroghe. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs commentano: “Ancora una volta l’Italia si dimostra più progredita di chi la governa”.
Nel M5s, Vittoria Baldino, vice capogruppo alla Camera, si pone come sostenitrice di una riforma sulla cittadinanza.
Ha inoltre promosso una proposta di legge riguardante lo ius scholae, e ha sostenuto personalmente il referendum online. D’ora in poi, il referendum dovrà superare la verifica della Corte costituzionale in febbraio. Successivamente, potrebbe essere sottoposto a voto in primavera. Questa sarà la vera sfida di partecipazione. Nel frattempo, la questione della cittadinanza sarà discussa anche in Parlamento. Il Pd ha già presentato una propria proposta di legge, mentre l’attenzione si concentra sulla proposta di legge della destra, che sembra essere quasi pronta (dieci anni di istruzione per ottenere la cittadinanza e la riduzione dei privilegi nell’ottenimento dei diritti).
Giovedì 26, alle 14.30 si svolgerà una riunione congiunta dei gruppi di Forza Italia per discutere e finalizzare il testo, che poi sarà oggetto di discussione con la maggioranza. Tuttavia, date le differenze di opinioni tra i tre partiti al governo e la sessione imminente sulla manovra, gli organizzatori prevedono di non portare la questione in Aula prima del 2025.