Roma, 11 feb. (Adnkronos) – E' la prima volta che nella storia della Repubblica il Parlamento in seduta comune si trova a dover votare 4 giudici costituzionali per colmare il 'vulnus' della Corte al suo minimo legale. Oltre al tam tam sui nomi, il dibattito sulle modalità di voto ed in particolare sulla scheda unica ferve tra gli esperti del settore. "L'aver votato su due schede distinte quando i quorum erano diversi e in una sola scheda per 4 quando per tutti e quattro era richiesta la maggioranza dei 3/5 è conforme ai precedenti. Non è dunque in sé criticabile come scelta – spiega Nicola Lupo, professore di Diritto delle assemblee elettive e diritto costituzionale alla Luiss – Tuttavia è vero che in questo modo le combinazioni di voto e di espressione del voto sono facilmente controllabili da parte dei gruppi".
Secondo l'esperto di assemblee elettive, tuttavia il rimedio ci sarebbe: "Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, in quanto presidente del Parlamento in seduta comune, potrebbe regolare le modalità di votazione, richiedendo a deputati e senatori di apporre sulla scheda l'indicazione del nome sempre allo stesso modo. Ad esempio – chiarisce all'Adnkronos – specificando di indicare sempre prima il nome e poi il cognome, o eventualmente persino disponendo che l'indicazione dei 4 sia fatta in ordine alfabetico di cognome". "Ma per il momento non lo ha fatto – osserva Lupo – Forse perché siamo molto lontani dal trovare un accordo. E quindi il ragionamento è: se faticano a trovare un accordo, figuriamoci poi farlo tenere senza il controllo del voto…. molto più difficile ovviamente".
Lupo, che da ex consigliere alla Camera dei deputati dal 1997 al 2005 conosce bene le dinamiche, commenta: "E' molto grave per il Parlamento e per la Corte costituzionale che si trascinino le votazioni perché i gruppi non sono in grado di trovare un accordo al loro interno e neanche fra gruppi parlamentari. La responsabilità è innanzitutto dei leader, perché non credo che dal basso ci sia la capacità di trovare dei nomi. I leader di partito sono fatti apposta, dovrebbero essere capaci di farlo e invece non sono assolutamente in grado".
"In secondo luogo – aggiunge il giurista – c'è la responsabilità dei singoli parlamentari che potrebbero benissimo mandare dei segnali indicando dei nomi invece di votare scheda bianca. Il fatto che non lo facciano mi sembra indicativo: attendono indicazioni dalla leadership, istruzioni che non arrivano. Dicono di farlo per non bruciare nomi, ma votando scheda bianca sono loro di fatto ad impedire l'espressione di qualunque preferenza". Senatori e deputati sono subordinati ai leader? "Per Costituzione, no, in base alla libertà di mandato, ma sostanzialmente spesso sì – risponde – Anche se io credo nella leadership dei partiti e ritengo che la responsabilità è innanzitutto loro". (di Roberta Lanzara)