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La decisione è stata ufficializzata con una circolare condivisa dal ministero della Giustizia.
Il Congo ripristina la pena di morte
La Repubblica Democratica del Congo ha revocato la moratoria sulla pena di morte, per consentire la ripresa delle esecuzioni. Il motivo di un simile passo indietro sarebbero il tradimento e lo spionaggio nei ricorrenti conflitti armati, come spiegato in un comunicato del ministero della Giustizia. Il Paese centroafricano aveva introdotto la moratoria sulla pena di morte all’inizio del 2000, senza tuttavia abolirla mai completamente.
La decisione
La decisione è stata adottata da un consiglio dei ministri il 9 febbraio. Il ministro della Giustizia Rose Mutombo ha dichiarato nella circolare del 13 marzo che la pena di morte è stata reintrodotta per liberare l’esercito dai traditori e frenare la recrudescenza del terrorismo e degli atti di banditismo. La condanna a morte può essere quindi imposta in caso di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, spionaggio, ribellione e cospirazione criminale, come si legge nel documento.
Attualmente due province nell’est del Paese, il Nord Kivu e l’Ituri, sono in stato di assedio dal 2021. Negli ultimi mesi, decine di oppositori politici, imprenditori, funzionari pubblici e militari sono stati arrestati per collusione con i ribelli armati dell’M23 e con il Ruanda.
Il conflitto interno
Il “Movimento 23 marzo” quest’anno ha intensificato la sua campagna nel Congo orientale. “Oltre a essere incostituzionale, la revoca della moratoria apre la porta a esecuzioni sommarie in questo Paese, dove il funzionamento difettoso del sistema giudiziario è riconosciuto da tutti“, ha affermato il movimento sociale Lucha su X.
Amnesty International ha spiegato che questa decisione rappresenta un grave e allarmante passo indietro dell’amministrazione del presidente Felix Tshisekedi in materia di diritti umani.