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Il caso di traffico di piante rare
Due condanne in primo grado sono state emesse dal tribunale di Ancona per un caso di traffico di piante rare e cactus provenienti dal Sud America, un’operazione che ha visto il coinvolgimento dei carabinieri forestali nel 2020. Questo caso ha messo in luce un fenomeno preoccupante: il commercio illegale di specie vegetali protette, che minaccia la biodiversità e il patrimonio naturale del nostro pianeta.
Le condanne e le pene inflitte
In aula, a distanza di oltre quattro anni dalla conclusione delle indagini, sono state emesse due condanne significative: una a 18 mesi di arresto e 25mila euro di ammenda, l’altra a 12 mesi di arresto e 18mila euro di ammenda. Inoltre, i condannati dovranno sostenere spese legali per un totale di 4.500 euro. Queste pene rappresentano un chiaro segnale della volontà delle autorità di combattere il traffico di piante rare, un crimine che ha un impatto devastante sull’ecosistema.
Le specie coinvolte e il metodo di traffico
Le piante oggetto di questo traffico illecito erano specie protette dalle convenzioni internazionali e considerate ad altissimo rischio di estinzione. Tra queste, la Copiapoa, una pianta originaria del deserto dell’Atacama in Cile, ha dato il nome all’operazione di polizia. I trafficanti utilizzavano metodi ingegnosi per eludere i controlli, inviando le piante in Europa tramite “pacchi postali”, un sistema che ha permesso loro di aggirare la normativa Cites, che regola il commercio internazionale di specie minacciate.
Il valore del traffico e i clienti coinvolti
Il traffico organizzato dai due imputati ha raggiunto un valore superiore al milione di euro, un dato che evidenzia la gravità del fenomeno. Tra i clienti figuravano una ventina di collezionisti e trafficanti, sia italiani che stranieri, attratti dalla rarità di queste specie dell’America Latina. Questo mercato nero non solo mette a rischio la sopravvivenza delle piante, ma alimenta anche un ciclo di illegalità che deve essere fermato con decisione.