Leghe di alluminio diverse da quelle richieste nei progetti e l’uso di titanio puro al posto della necessaria lega di titanio sono state segnalate. Queste scelte erano motivati dalla volontà di ridurre i costi delle materie prime, ma hanno sollevato serie preoccupazioni per la sicurezza dei Boeing 787 Dreamliner nel lungo termine. Questo ha spinto Boeing a lanciare una campagna di manutenzione straordinaria per gli aeromobili interessati e ha portato la magistratura a considerare la possibilità di reati legati alla sicurezza dei trasporti.
Indagine sulla sicurezza dei Boeing 787 Dreamliner
La Boeing e Leonardo-Aerostrutture, entrambe aziende di spicco nel settore della produzione di velivoli civili e militari, sono ora parte lesa nell’indagine condotta dalla Procura di Brindisi. Di recente, è stato emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari per sette individui e due imprese (Processi Speciali e Manifacturing Process Specification, entrambe con sede a Brindisi), accusati di far parte di un’associazione a delinquere dedita a reati come la violazione della sicurezza dei trasporti, l’inquinamento ambientale e la frode commerciale. L’inchiesta è partita da accertamenti che nel 2021 avevano portato al sequestro dei beni delle due società per bancarotta, con tre arresti e altre quattro persone denunciate. Gli indagati comprendono il manager Vincenzo Ingrosso, 77 anni, con i suoi tre figli: Antonio, 52 anni, Alberto, 36 anni, e Alessandro, 47 anni. Anche Domenico Salamino, 45 anni, Salvatore D’Isanto, 42 anni, e Sirio Virgilio Zecchini, 37 anni, hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini.
L’accusa sostiene che le forniture effettuate da due aziende alla Leonardo-Aerostrutture, destinate alla produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner, abbiano portato alla creazione di componenti aeronautici con caratteristiche di resistenza statica e alla sollecitazione sensibilmente ridotte, mettendo a rischio la sicurezza del volo. Sono in corso due filoni di indagine: il primo è relativo ai reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode commerciale, mentre il secondo riguarda l’ipotesi di inquinamento ambientale.
Smaltimento illegale di rifiuti tossici
Le operazioni condotte dalle forze dell’ordine, in collaborazione con la Guardia di finanza, hanno rivelato diversi episodi di smaltimento illegale di rifiuti tossici in cisterne e terreni nella zona industriale di Brindisi. Questi sversamenti avrebbero provocato la contaminazione del suolo e delle falde acquifere con sostanze inquinanti generate da processi chimici per il trattamento delle superfici e dalla lavorazione dei metalli. Durante le indagini sono state confiscate 35 cisterne, ognuna contenente mille litri di scarti speciali pericolosi. Un’analisi tecnica richiesta dalla Procura ha mostrato che la contaminazione ha interessato il terreno fino a tre metri di profondità, con livelli di inquinamento notevolmente superiori ai limiti consentiti.