Milano, 10 gen. (Adnkronos) – Il commercio a Bergamo è vivo e la città continua a essere attrattiva. Questa la prima evidenza che emerge dai dati al 31 dicembre 2023 sul numero di attività commerciali in città. Sono 7077 quelle che risultano attive in città dal tradizionale report realizzato dagli uffici del Comune di Bergamo, un dato superiore a quello registrano al 31/12/2022, quando le attività cittadine risultarono essere 6.763.
I dati del capoluogo restituiscono quindi una tenuta del settore in città: come evidenziato anche durante la discussione sul Piano di Governo del Territorio, il commercio a Bergamo si caratterizza per un marcato livello di ricambio e rigenerazione, ovvero alla chiusura di un’attività segue una riapertura in tempi brevi, cosa che non avviene in altre aree della provincia, per esempio.
Cresce il numero di attività ricettive non alberghiere, ovvero beh and breakfast e case vacanze: lo scorso anno si è registrato +308 nuove attività in città, effetto anche del tentativo di assorbimento dei flussi turistici straordinari in concomitanza di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura. Anche sottraendo il dato di questo genere di categoria dal computo complessivo, il commercio cittadino denoterebbe comunque un leggerissimo segno positivo.
Non cresce il numero relativo alle grandi e medie strutture di vendita della città: il saldo positivo su queste due voci (+1 e +1 rispettivamente) è conseguenza esclusiva della ripartizione dell’ex Auchan di via Corridoni in tre strutture diverse. Non solo: tiene anche il numero di attività di vicinato in città, tanto è vero che il raffronto con i dati 2022 restituisce una flessione quasi irrilevante rispetto ai dati complessivi. Sono 2182 quelle censite a fine dello scorso anno, soltanto lo 0,5% in meno rispetto allo scorso anno. Segno positivo per quel che riguarda estetisti (+12), acconciatori (+11) e attività di vendita online (+33).
Nel 2023 si è registrato il crollo delle attività di gioco (scommesse, VLT, ecc.) in città: le attività passano da 37 a 7, una contrazione che, per la natura stessa dell’attività, non viene considerata dall’Amministrazione come una cattiva notizia. L’altro dato in riduzione più evidente riguarda le attività di noleggio senza conducente (di auto, di bici, di moto, ecc), -17, con 128 attività di questo genere registrate tutt’ora in città. Scendono (-3) bar e ristoranti, stabili a 37 le farmacie. Tutti i dati del commercio della città saranno presto disponibili sul sito BergamoInChiaro.it, la piattaforma alla quale il Comune di Bergamo sta lavorando in queste settimane e che sarà online entro il mese di febbraio con tutti i dati e gli andamenti relativi la città.
"I dati 2023 sul commercio in città fotografano un sistema solido e reattivo rispetto ai cambiamenti degli stili di vita e di consumo -spiega il sindaco Giorgio Gori-. Le attività commerciali sono addirittura in crescita, anche al netto delle strutture ricettive extra-alberghiere, di cui si registra un vero boom. Un’osservazione più attenta evidenzia le trasformazioni in corso. La leggera flessione degli esercizi di vicinato 'misti' è ampiamente compensato dalla tenuta delle attività di somministrazione di bevande e alimenti e di ristorazione, spinte dal forte aumento dei flussi turistici registrato negli ultimi dodici mesi. Si riduce il numero degli ambulanti in sede fissa e aumenta sensibilmente quello delle attività di servizio legate alla cura della persona (acconciatori, estetiste). Si riduce il numero delle attività di noleggio senza conducente e aumentano quelle di vendita online, a testimoniare una maggiore penetrazione dell’e-commerce a livello cittadino. Il dato più eclatante è però quello delle attività ricettive non alberghiere (B&B e case vacanze) che in un solo anno crescono di oltre 300 unità (+38%) anche se rimangono leggermente sotto i livelli del 2019: è l’effetto 'Capitale della Cultura'. Quello che emerge è infatti l’impatto della nuova vocazione culturale e turistica della città, da cui deriva una nuova vitalità e una parziale trasformazione della rete commerciale. Ciò consente al tessuto commerciale del capoluogo di ammortizzare gli effetti della concorrenza dei grandi centri commerciali e del commercio digitale, oltre che le conseguenze dell’inflazione sul potere d’acquisto delle famiglie".