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Commemorazione di Acca Larenzia: tra memoria e polemiche politiche

Cerimonia commemorativa per Acca Larenzia con partecipanti

La commemorazione della strage di Acca Larenzia riaccende il dibattito politico e sociale in Italia.

Il ricordo di una strage che segna la storia

Ogni anno, il 7 gennaio, Roma si ferma per ricordare la strage di Acca Larenzia, un evento che ha segnato profondamente la storia politica italiana. Quest’anno, circa 1.300 militanti di estrema destra, tra cui aderenti a CasaPound, si sono riuniti per commemorare i giovani uccisi nel 1978, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, in un agguato che ha scosso il paese. La commemorazione, però, non è stata priva di polemiche e tensioni, con le forze dell’ordine schierate per evitare contatti con le manifestazioni anti-fasciste nelle vicinanze.

Le reazioni politiche e le accuse di doppia morale

La commemorazione ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico italiano. Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, ha denunciato la presenza di simboli neofascisti e ha accusato il governo Meloni di permettere una “Zona Nera” di impunità per i gruppi di estrema destra. Anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, ha condannato il saluto romano e le manifestazioni di nostalgismo fascista, sottolineando che tali atti sono un insulto alla memoria di chi ha combattuto per la libertà e la democrazia in Italia.

Il dibattito sulla memoria condivisa

La rimozione e successiva reinstallazione della targa commemorativa di Stefano Recchioni ha ulteriormente alimentato le polemiche. Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha rifiutato di commemorare insieme al Campidoglio, definendo la polemica della sinistra una “vergogna”. La questione della memoria condivisa è diventata centrale, con Rocca che ha suggerito la necessità di un percorso di dialogo e pacificazione, piuttosto che di divisione. La commemorazione, quindi, non è solo un momento di ricordo, ma un campo di battaglia per le ideologie e le narrazioni storiche che continuano a dividere il paese.