Roma, 11 ott.
(Adnkronos Salute) – A livello globale “le difficoltà relative al personale sanitario vanno oltre le carenze numeriche. A ogni livello del mercato del lavoro sanitario emergono problematiche specifiche, come istruzione di scarsa qualità, mancanza di risorse finanziarie per assorbire i neolaureati e difficoltà nella distribuzione equa e alla gestione efficace del personale sanitario. Identificare correttamente le problematiche è essenziale per determinare risultati positivi”. Così Giorgio Cometto, Health workforce department, Organizzazione mondiale della sanità, nel suo intervento da remoto al convegno internazionale ‘Sfide e priorità della professione infermieristica in Europa e nel mondo’ promosso della Federazione nazionale degli Ordini e professioni infermieristiche (Fnopi) con il patrocinio del ministero della Salute e con la partecipazione dei rappresentanti dell’Oms Europa, oggi a Roma.
“Il personale infermieristico ha un ruolo centrale nel quadro normativo dell’Oms essendo il gruppo occupazionale più ampio del settore – spiega Cometto – Siamo al quinto ciclo di una politica strategica dell’Oms per il personale infermieristico e ostetrico. L’organizzazione analizza in modo mirato la situazione di questo personale, documentando e studiando le cause dell’inequità nella distribuzione di questa figura professionale a livello di ogni nazionale. La strategia si basa su quattro pilastri: istruzione, creazione di posti di lavoro adeguati, rafforzamento delle capacità strategiche e ottimizzazione del quadro normativo e gestionale”.
In questo contesto, recentemente “è stato realizzato un documento di linee guida sulla regolamentazione del personale sanitario – illustra Cometto – per offrire raccomandazioni sul rafforzamento dei sistemi di regolamentazione. Attraverso un’analisi sistematica della letteratura, è emerso che esistono diverse complessità nei sistemi regolatori, specialmente nei paesi ad alto reddito, con evidenze scientifiche spesso di bassa qualità. Uno dei problemi maggiori è la grande diversità dei sistemi di regolamentazione e il fatto che molti studi non analizzano a fondo gli effetti della regolamentazione stessa.
Abbiamo anche documentato le flessibilità introdotte durante la pandemia di Covid-19, mantenute in alcuni casi, e le sfide dei paesi in via di sviluppo, come la migrazione del personale sanitario verso mercati più ricchi. Una sfida comune riguarda la discrepanza tra i sistemi di regolamentazione e la loro effettiva applicazione nella pratica”.
Le raccomandazioni delle linee guida “includono le funzioni primarie della regolamentazione – precisa l’esperto – come la definizione dei requisiti per la pratica professionale, l’accreditamento degli istituti di formazione e la gestione dei casi di pratica non conforme agli standard.
Vengono anche trattate funzioni ancillari, come l’assistenza nella distribuzione equa del personale e la gestione dei flussi migratori. È essenziale che i sistemi di regolamentazione siano concepiti per servire l’interesse pubblico e non solo delle professioni, che siano ispirati al principio di proporzionalità per garantire attività necessarie durante le emergenze”. Emerge come “elemento cardine, il principio di proporzionalità, riconoscendo che esistono diverse strategie per garantire la competenza del personale sanitario – sottolinea – Le forme più stringenti di regolamentazione, come la certificazione e la licenza, dovrebbero essere riservate ai ruoli con maggior rischio di danno per gli utenti”.
Tra le priorità “è fondamentale affrontare il gap tra la regolamentazione teorica e la pratica effettiva, analizzando le cause di questa discrepanza, sviluppando strategie per ottimizzare l’applicazione della regolamentazione. Solo comprendendo il contesto specifico e le risorse necessarie – conclude – si può monitorare e migliorare nel tempo l’efficacia delle politiche regolatorie”.