Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana, per celebrare il 25 aprile, l’anniversario della Liberazione, a ottanta anni dalla strage nazifascista perpetrata in quel territorio.
Le parole del Presidente Sergio Mattarella
«Sono venuto qui, oggi, a Civitella, uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista, per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e anche all’estero. La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie. Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale, contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità. Occorre, oggi e in futuro, far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro».
Sergio Mattarella cita le parole di Aldo Moro
Il Presidente della Repubblica cita le parole di Aldo Moro, pronunciate nel 1975 durante la celebrazione della festa della liberazione a Civitella Val di Chiana.
«Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico».
Inoltre, Mattarella, ha aggiunto:
«A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo costantemente e convintamente in quella speranza. E per questo va ribadito: Viva la Liberazione, Viva la libertà, viva la Repubblica».