Il governo Meloni ha introdotto una stretta sulle richieste di cittadinanza italiana per ius sanguinis, con nuove regole pensate per contrastare gli abusi e rafforzare il legame tra i richiedenti e l’Italia. Il cosiddetto “pacchetto cittadinanza”, approvato dal Consiglio dei ministri, mira a limitare le naturalizzazioni facili e garantire che la cittadinanza non venga acquisita solo per convenienza economica. Ma cosa cambia davvero per chi vuole diventare cittadino italiano? Ecco le novità principali.
Cittadinanza italiana e Governo Meloni
Il dibattito sulla cittadinanza italiana sotto il governo Meloni si è intensificato, con modifiche legislative significative e proposte che riflettono diverse visioni politiche e sociali. L’approccio del governo ha messo in evidenza due temi principali: la regolamentazione dello ius sanguinis (cittadinanza per discendenza) e il contrastato ius scholae (cittadinanza per i minori stranieri che completano un ciclo di studi in Italia).
Parallelamente, gruppi pro-migranti e forze di opposizione hanno raccolto le firme necessarie per proporre un referendum che miri a rendere più accessibile la cittadinanza italiana. La proposta prevede di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza richiesto per la naturalizzazione e di permettere ai nuovi cittadini di trasmettere immediatamente la cittadinanza ai figli. Se approvato, il referendum potrebbe facilitare l’accesso alla cittadinanza per circa 2,5 milioni di persone.
Queste iniziative evidenziano le tensioni tra la necessità di tutelare l’identità nazionale e l’esigenza di includere chi, pur non avendo origini italiane dirette, partecipa attivamente alla vita sociale ed economica del Paese.
Cittadinanza italiana, cosa cambia: nuove regole e sorprese in arrivo
Il governo di Giorgia Meloni ha introdotto modifiche rilevanti alla normativa sulla cittadinanza italiana, con particolare attenzione allo ius sanguinis, il principio che consente ai discendenti di cittadini italiani di ottenere la cittadinanza. Con le nuove regole, solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà acquisire automaticamente la cittadinanza per discendenza. L’obiettivo della riforma è contrastare gli abusi del sistema, spesso sfruttato da persone che rivendicavano antenati lontani per ottenere il passaporto italiano e i relativi vantaggi.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che la cittadinanza italiana deve rappresentare un legame autentico con il Paese e non un semplice strumento per facilitare spostamenti o affari. Ha inoltre evidenziato che molti consolati italiani, in particolare in Sud America, sono stati sommersi da richieste basate su legami familiari remoti. Per questo motivo, il governo ha deciso di centralizzare la gestione delle domande a Roma, riducendo il carico di lavoro per le sedi consolari all’estero.
Il Ministero ha spiegato che la riforma sulla cittadinanza si sviluppa in due fasi: la prima, con l’entrata in vigore immediata di alcune norme tramite decreto-legge, stabilisce che gli italo-discendenti nati all’estero diventeranno cittadini italiani solo per due generazioni, ossia solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia avrà la cittadinanza alla nascita. Nella seconda fase, un disegno di legge introdurrà modifiche sostanziali alla legge, imponendo a chi vive all’estero di mantenere legami concreti con l’Italia, come votare o aggiornare i documenti, almeno ogni venticinque anni.
Inoltre, la riforma prevede che i residenti all’estero non si rivolgano più ai consolati, ma a un ufficio centralizzato alla Farnesina, per rendere più efficienti le procedure. L’obiettivo è diminuire il carico di lavoro dei consolati, che si concentreranno solo sui cittadini già acquisiti, liberando risorse per migliorare i servizi consolari.
Nel frattempo, in Italia prosegue il dibattito sullo ius scholae, una proposta di legge che permetterebbe ai minori stranieri cresciuti nel Paese di ottenere la cittadinanza dopo aver completato un ciclo scolastico. L’iniziativa punta a riconoscere l’integrazione dei giovani di origine straniera, ma incontra resistenze all’interno della maggioranza di governo, con visioni contrastanti tra i vari partiti.