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La città in Cina di Harbin paga 1.386 euro a chi risulta positivo al test covid: la misura che, assieme ad altre altrettanto estreme, è stata annunciata dalle autorità sanitarie sull’account ufficiale del social network Wechat, fa leva sulla cupidigia inaugura la strategia del “tracciamento a tutti i costi”.
Ed è misura studiata, a contare che ha messo in tacca di mira soprattutto i netizen. Chi sono?
I cittadini che hanno una vita social massivamente accertata, quelli che rilanciano le notizie e fanno il mainstream. Ad ogni modo la novità è stata spiegata secca: i residenti della città cinese nordorientale di Harbin che faranno un test dell’acido nucleico per il coronavirus e risulteranno positivi riceveranno una ricompensa di 10.000 yuan, pari a circa 1.386 euro.
Ad Harbin, sono stati rilevati nelle ultime 24 ore tre casi di Covid legati alla vicina città di Manzhouli, nella provincia della Mongolia Interna, che ha un cluster di 185 positivi. Con la misura “di paghetta” le autorità intendono “bloccare i canali di trasmissione del virus“.
Neanche a dirlo, sul social Weibo quell’annuncio ha fatto già 100 milioni di letture.
Fra i netizen c’è chi approva: “Qual è il problema? I cittadini sono incoraggiati a fare il test e la diffusione del virus può essere fermata se risulta positivo, risparmiando così decine di migliaia di yuan“. Un altro ha chiesto invece che il denaro “sia destinato agli operatori sanitari” che sono impegnati ad operare fra ghiaccio, neve e temperature che ad Harbin questa settimana scenderanno sotto i 20 gradi.
Vietato vendere sciroppo per la tosse senza informare le autorità di Harbin, che oltretutto pagano chi risulta positivo
Le autorità sanitarie della città hanno anche chiesto alla popolazione di “evitare gli spostamenti” e hanno disposto la chiusura temporanea di esercizi con grande afflusso di pubblico. In più, vendere prodotti per la tosse e le bronchiti nelle farmacie senza informare le autorità sarà vietato: nello spiccio mood cinese anche quello è un tracciamento.