Christopher Reeve, secondo quanto riportato da suo figlio Matthew, era un vero e proprio eroe, anche senza un mantello. È uscito nelle sale il documentario dedicato all'attore noto per il suo ruolo in Superman.

Christopher Reeve: L'Uomo d'Acciaio che ha ispirato il mondo. Un documentario commovente che celebra la sua vita, la sua lotta e il suo impatto duraturo

Marito.

Genitore. Combattente. Leggenda. Christopher Reeve, il memorabile Uomo d’Acciaio, è ricordato in questa giornata che segna il ventesimo anniversario della sua scomparsa. In onore di quest’evento, Warner Bros. presenta in sala «Super/Man: The Christopher Reeve Story», un documentario realizzato da Ian Bonhôte e Peter Ettedgui. Le celebrazioni non si limitano a questo. In collaborazione con Alice nella Città e il dipartimento per grandi eventi, sport, turismo e moda di Roma Capitale, è stata programmata una proiezione serale speciale al Cinema Adriano di Roma, con la presenza dei due registi e di Matthew Reeve, il primo dei figli dell’attore.

Il documentario, della durata di quasi due ore, esplora il percorso che ha portato Reeve da un interprete sconosciuto di Off-Broadway a un’emblema del grande schermo grazie al suo ruolo di Clark Kent/Superman nel film del 1978 diretto da Richard Donner. Completano la narrazione diversi filmati inediti che rivelano i rapporti intimi e testimoniano il difficile e toccante viaggio affrontato dall’attore e dalla sua famiglia dopo l’incidente a cavallo del 1995, che lo ha reso paralizzato dal collo in giù.

Matthew Reeve riflette su quanto sarebbe stato incredibile, circa tre anni e mezzo fa, immaginare di trovarsi a Roma con il nostro film, pronto per la distribuzione nei cinema di tutto il mondo.

“Il progetto è iniziato quando un’archivista ci ha contattato, a me e ai miei fratelli, proponendoci di realizzare un documentario basato su filmati amatoriali. Fortunatamente, avevamo recentemente ristrutturato la casa di famiglia e sapevamo esattamente dove fossero conservati i nastri, anche se erano ordinati in modo piuttosto disordinato e in otto formati diversi.

Sin dall’inizio, era evidente che Peter e Ian avrebbero trattato la nostra storia con la giusta attenzione e imparzialità.”

Il documentario «Super/Man: The Christopher Reeve Story» copre un ampio arco temporale, dagli anni Settanta fino ai primi anni Duemila.

Si passa da Jimmy Carter a Barack Obama, includendo anche Bill Clinton e le testimonianze di John Kerry, un amico della famiglia. Questo lavoro non si limita solo alla vita personale di Reeve, ma esplora anche il contesto politico, mettendo in evidenza gli sforzi della sua Fondazione, creata subito dopo il suo incidente, per sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader mondiali sull’importanza della ricerca.

Reeve sottolinea il significato di un momento specifico, l’intervento di suo padre alla convention del partito democratico nel 1996, dove espresse l’importanza della comunità e del valore di ogni individuo. “Ritengo che questo messaggio sia di grande rilevanza oggi,” afferma. “Le attuali elezioni influenzeranno notevolmente come questi valori verranno perseguiti negli Stati Uniti in futuro.”

In un continuo equilibrio tra la vita pubblica e quella privata, il documentario esplora anche il percorso di Christopher Reeve come genitore e attivista.

«Dopo il suo incidente, ha scelto di abbracciare il suo nuovo ruolo, scoprendo una forza davvero straordinaria», osserva il figlio. «La sua trasformazione inizia quando Dana, la moglie che ha sposato in un secondo momento, entra in terapia intensiva e gli sussurra: “Sei sempre tu. Ti amo”. Come un supereroe privo di mantello o superpoteri, per andare avanti, trovò solo la volontà, il coraggio e la determinazione. È così che ha compreso cosa significhi essere un eroe: una persona comune che decide di proseguire e resistere nonostante le sfide e le difficoltà enormi».

La Christopher & Dana Reeve Foundation, fondata nel 1982, da oltre quarant’anni è attiva nella lotta contro le lesioni del midollo spinale, sostenendo ricerche innovative e migliorando la vita di chi soffre di paralisi. «Quando mio padre ha subito l’incidente, la ricerca era stagnante; era un vero e proprio deserto per le neuroscienze. Non c’era via d’uscita. Le lesioni come quella non sembravano affrontabili. Oggi, invece, la situazione è radicalmente cambiata», sottolinea Reeve.

«Attualmente, la Fondazione riceve circa centocinquanta milioni di dollari per la ricerca e ulteriori decine di milioni per migliorare la qualità della vita. Il motto della fondazione è: “La cura di oggi è la promessa di domani”. Vogliamo costruire il futuro della cura, partendo già da oggi».