Chico Forti, detenuto per 24 anni negli Stati Uniti per omicidio, è stato trasferito nel carcere di Montorio, a Verona, il 18 maggio, suscitando molte polemiche.
Chico Forti nel carcere di Verona
L’associazione “Sbarre di zucchero” ha evidenziato la disparità di trattamento tra Chico Forti e gli altri detenuti. Il segretario del Sindacato della Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, ha criticato il sistema giudiziario per adottare “due pesi e due misure”, esprimendo amarezza per la concessione del permesso, a pochi giorni dall’arrivo, per incontrare la famiglia e l’anziana madre.
Le polemiche riguardano non solo le condizioni del trasferimento e la gestione dei permessi, ma anche sul trattamento ricevuto. Come riporta La Repubblica, all’interno del carcere veronese dove è stato trasferito, Chico Forti, sarebbe “trattato da star”.
La protesta dei detenuti del carcere di Verona
Secondo i detenuti e l’associazione “Sbarre di zucchero”, Chico Forti, starebbe vivendo una situazione di privilegio:
«Venga qua con noi a vedere che inferno è questo», dicono i carcerati, come riporta l’associazione.
In merito all’argomento è intervenuto, in maniera diretta, il segretario di “Sbarre di zucchero”, Marco Costantini:
«Sono molto felice che Chico Forti sia tornato in Italia e che abbia potuto riabbracciare la mamma, ma come mai non c’è questa sollecitudine anche con gli altri detenuti? C’è gente che aspetta da anni per andare a trovare la madre. E a volte c’è chi non riesce ad arrivare nemmeno in cimitero, per salutare il proprio caro deceduto».