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"Chi vuole rivedere la mamma faccia un passo avanti!" La storia di Sergio De Simone

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La storia di Sergio De Simone, unico bambino italiano, che assieme ad altri 19 fu vittima degli esperimenti del Dottor Mengele.

Il giorno della Memoria che come ogni anno si tiene il 27 gennaio è utile per far luce su quanto accaduto nei campi di sterminio nazisti per far si che non succeda più. Inoltre vengono raccontate le storie dei diretti testimoni di questo evento atroce, una delle poco note è quella di Sergio De Simone, unico bambino italiano deportato da Auschwitz per gli esperimenti del dottor Mengele.

Sergio De Simone, la sua storia

Sergio De Simone nasce a Napoli nel 1937 e nel 1944 viene deportato assieme alle sue due cugine, Tatiana e Andra Bucci, sopravvissute all’olocausto, ad Auschwitz.

Nel novembre dello stesso anno, a distanza di pochi mesi dall’arrivo nel campo di Auschwitz il Dottor Mengele fece radunare i bambini e pronunciò la frase celebre “chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti” – Le cugine di Sergio la sera precedente lo avvisarono di non compiere quel passo, lui però fiducioso di rivedere la madre non le ascoltò e fece quel passo per lui fatale.

Infatti venne portato assieme ad altri 19 bambini a Neungamme, vicino Amburgo per condurre su di essi esperimenti per la tubercolosi. Sergio non fu solo torturato ma divenne anche cavia.

“Persero la vita perché considerati una razza inferiore

In occasione della Giornata della Memorie è intervenuto al programma tv “L’Arena” Bruno Carmi, ex presidente della comunità ebraica di Verona. Di seguito riportiamo un estratto delle sue parole riportate anche dal sito Leggo.it – “Sergio, cugino delle sorelle Bucci, non solo fu ucciso, ma anche torturato. Finì nelle mani di Mengele, che lo passò a un collega per usarlo come cavia. Questi bambini persero la vita solo perché ebrei, considerati una razza da eliminare”.

Per continuare a perpetrare nel futuro il ricordo di questa immane tragedia, quest’anno sarà costruito un museo ad Auschwitz nella casa adiacente al campo, dove visse un generale delle SS con la propria famiglia, rimasta indifferente agli orrori che venivano commessi di fronte ai loro occhi.