Kilpatrick, una delle principali società internazionali di executive search, ha recentemente presentato a Milano una ricerca innovativa che esplora le competenze richieste ai CEO sostenibili.
L’indagine, condotta su 250 CEO in cinque continenti, ha rivelato le competenze chiave necessarie per la leadership sostenibile, fornendo uno spunto cruciale sulle diverse priorità regionali.
Il titolo dell’evento, “The Power of Sustainable Business: People, Planet, Profit”, ha sottolineato l’importanza di una visione strategica che integri le sfide sociali, ambientali ed economiche nel business. Moderato dalla sociologa Francesca Chialà, il panel di top manager ha approfondito il ruolo delle competenze sostenibili nelle varie aree geografiche, con risultati che delineano un panorama globale molto diversificato.
“Sustainable Ceo”: differenze regionali e tendenze globali
La ricerca ha messo in evidenza otto competenze fondamentali che definiscono un CEO sostenibile. La visione strategica si conferma al primo posto a livello globale con il 85,4% delle risposte. In Europa, questo valore sale al 92%, grazie anche a un sistema normativo avanzato come il Green Deal Europeo, che promuove politiche a lungo termine orientate alla sostenibilità. Allo stesso modo, l’innovazione emerge come una competenza dominante in Oceania, dove il 92% dei CEO intervistati ha posto un forte accento sulla capacità di sperimentare nuove tecnologie, soprattutto nel settore delle energie rinnovabili e della sostenibilità tecnologica.
In Africa, la competenza più sviluppata è la resilienza (84%), con i CEO africani che affrontano quotidianamente sfide complesse come difficoltà strutturali e l’accesso limitato alle risorse. La resilienza è quindi essenziale per navigare in un contesto in continua evoluzione. Tuttavia, in Africa, altre competenze come l’advocacy per il cambiamento e la leadership inclusiva(76,8% e 79,6% rispettivamente) risultano meno sviluppate rispetto ad altre regioni.
In Asia, i CEO si concentrano maggiormente sull‘innovazione (78%), ma con una visione strategica che si distacca meno dal breve termine rispetto a quanto osservato in Europa.
Infine, in America, la leadership inclusiva e l’advocacy per il cambiamento risultano le aree di maggior difficoltà, con valori rispettivamente del 72% e del 74%. La cultura aziendale in molte aree americane è ancora troppo focalizzata sul profitto a breve termine, in parte a causa di un approccio poco maturo alla sostenibilità e alla diversità.
Leader sostenibili, gli esempi
Durante l’evento, diversi CEO di aziende italiane e internazionali hanno condiviso le loro esperienze, dimostrando come l’integrazione della sostenibilità nelle strategie aziendali possa generare risultati concreti e positivi.
Mirja Cartia d’Asero, CEO del Gruppo 24 ORE, ha raccontato come la sostenibilità sia diventata una componente centrale della strategia aziendale. In particolare, ha evidenziato il conseguimento della Certificazione per la Parità di Genere in soli sei mesi e l’introduzione del primo piano ESG (Environmental, Social, Governance) nella storia del gruppo.
Paolo Cervini, CEO di GEWISS, ha illustrato come l’integrazione delle pratiche sostenibili nel processo produttivo abbia portato a una crescita impressionante, con il fatturato raddoppiato in soli cinque anni.
Ugo Salerno, Executive Chairman di RINA, ha sottolineato l’importanza della decarbonizzazione e delle energie rinnovabili, settori in cui RINA è fortemente impegnata per ridurre l’impatto ambientale delle sue attività. Infine, Flavio Valeri, Chairman di Lazard, ha rimarcato la necessità di uniformare la velocità di adozione delle normative ESG a livello globale, al fine di garantire un cambiamento coerente e diffuso a livello internazionale.