Cecilia Sala è detenuta nel carcere di Evin dal 19 dicembre. Le accuse a suo carico sono ancora sconosciute, ma potrebbe trattarsi di una ritorsione per ottenere il rilascio di Mohammad Abedini, arrestato a Milano su richiesta degli Stati Uniti. Le indagini sono in corso.
Cecilia Sala arrestata a Teheran: spunta l’ipotesi ritorsione
Il 19 dicembre il cellulare di Cecilia Sala smette di funzionare, non si hanno più sue notizie. La polizia iraniana la preleva nel suo albergo a Teheran e la conduce nel famigerato carcere di Evin, noto per ospitare i dissidenti. Una delle teorie sull’accaduto suggerisce che l’arresto di Sala sia legato a un episodio avvenuto solo tre giorni prima, il 16 dicembre, all’aeroporto di Malpensa.
In quel giorno, un cittadino con doppia cittadinanza svizzera e iraniana, Mohammad Abedini-Najafabadi, è stato arrestato a Milano. L’altro uomo al centro di questa vicenda, Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino statunitense-iraniano di 42 anni, è stato invece fermato negli Usa. Entrambi accusati dal tribunale di Boston di “associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act” e di aver fornito supporto a un’organizzazione terroristica, avrebbe creato una società fittizia attraverso cui sarebbero passati i droni utilizzati dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane per colpire una base militare in Giordania il 28 gennaio 2024. Nell’attacco morirono tre soldati americani e altri 40 rimasero feriti. Per questo Abedini era stato inserito in una “red notice” dalla polizia di frontiera.
Si tratta di una mera coincidenza o di una ritorsione ben più grave? Le indagini sono in corso per chiarire tale questione.
“Consideriamo sia le crudeli e unilaterali sanzioni statunitensi contro l’Iran sia questi arresti come contrari a tutte le leggi e gli standard internazionali”, è stata la protesta iraniana.
Inoltre, Teheran ha negato ogni coinvolgimento nell’attacco in Giordania e respinto le accuse contro i suoi due cittadini.
Il ministro Crosetto sull’arresto di Cecilia Sala
Nel frattempo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affermato che le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale o con la forza dello sdegno popolare, ma solo attraverso un’azione politica e diplomatica.
“L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”.