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Il caso di Mohammad Abedini Najafabadi
La vicenda di Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano arrestato a Malpensa lo scorso 16 dicembre, si arricchisce di nuovi sviluppi. Gli Stati Uniti hanno richiesto la sua estradizione, ma la situazione legale si complica ulteriormente. La prossima udienza, fissata per il 15 gennaio presso la Corte d’Appello di Milano, sarà cruciale per il futuro dell’ingegnere, attualmente detenuto nel carcere di Opera.
Richiesta di domiciliari e parere della procura
Il legale di Abedini, Alfredo De Francesco, ha presentato una richiesta di domiciliari, proposta che ha ricevuto un parere negativo dalla Procuratrice generale Francesca Nanni. Secondo la procura, non ci sarebbero sufficienti garanzie per evitare il rischio di fuga. La proposta di detenzione domiciliare prevede un appartamento di proprietà del Consolato iraniano, ma senza braccialetto elettronico e con la possibilità di uscire per fare la spesa, condizioni ritenute inadeguate dalla procura.
Le implicazioni politiche e legali
Il caso di Abedini non è solo una questione legale, ma anche politica. La prossima udienza si svolgerà in un contesto di tensioni internazionali, con l’arresto della giornalista Cecilia Sala a Teheran che aggiunge un ulteriore strato di complessità. La premier Giorgia Meloni avrà un incontro con Donald Trump tra dieci giorni, e le decisioni politiche potrebbero influenzare l’esito del caso. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha già dato il via libera all’esecuzione della misura cautelare richiesta dagli Stati Uniti, ma ha la facoltà di revocarla in qualsiasi momento.
Prospettive future e sviluppo del caso
Il giorno dell’udienza, Abedini avrà la possibilità di scegliere se partecipare di persona o da remoto, e se farsi interrogare o rilasciare dichiarazioni. Entro cinque giorni dalla udienza, i giudici decideranno se accogliere la richiesta di domiciliari. Nel frattempo, le autorità di Boston stanno conducendo un procedimento parallelo nei confronti di Mahdi Mohammad Sadeghi, presunto complice di Abedini, accusato di violazioni delle leggi economiche internazionali e di supporto a un’organizzazione considerata terroristica. La Corte milanese dovrà valutare se ci sono le condizioni per procedere con l’estradizione, ma l’ultima parola spetta sempre alla politica.