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Catanzaro, Martina Guzzi è la prima vittima degli airbag della Takata: la relazione choc dei consulenti della procura

Martina Guzzi morta in un incidente: prima vittima degli airbag della Takata

Martina Guzzi, morta in un incidente a Catanzaro, è la prima vittima degli airbag della Takata.

Martina guzzi, morta in un incidente stradale a Catanzaro, è la prima vittima degli airbag della Takata, come svelato dai consulenti della Procura.

Catanzaro, ragazza morta in un incidente: è la prima vittima degli airbag Takata

Martina Guzzi è morta a 24 anni in un incidente stradale avvenuto il 28 maggio 2024 a Catanzaro. Era una studentessa di Lettere, a pochi esami dalla laurea, descritta come una ragazza sempre felice e allegra. I consulenti della Procura di Catanzaro hanno confermato in una relazione preliminarere consultata dal Corriere quelli che erano i sospetti del sostituto procuratore. La giovane è morta a causa del malfunzionamento del sistema di detonazione dell’airbag che “a seguito dell’urto, proiettava ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a ferita d’arma da fuoco“. Martina è rimasta vittima dello scandalo degli airbag mortali.

Si tratta della prima vittima in Italia degli errori della Takata, casa costruttrice giapponese, fallita nel 2017, che aveva rifornito le case automobilistiche di tutto il mondo di airbag difettati e potenzialmente mortali. Dopo 15 anni dai primi incidenti, dopo campagne di richiamo, dopo più di 400 feriti e 27 morti solo negli Stati Uniti, il caso di Martina è stato il primo in Italia, dove si conterebbero anche una quindicina di feriti.

Gli airbag difettati della Takata

La Takata costruiva airbag a prezzi competitivi e in molti l’hanno scelta per automobili di tantissimi marchi, tra cui Honda, Volkswagen, Audi, Citroen, Stellantis, Skoda, BMW, Ds, Toyota ecc. La Citroen aveva scelto l’azienda per 600 mila delle sue C3 e DS3, prodotti tra il 2009 e il 2019. Una di queste C3 era guidata da Martina Guzzi, anche se era del suo ragazzo. Lui aveva ricevuto una lettera di richiamo e aveva contattato la casa automobilistica pochi giorni prima dell’incidente, per verificare la sicurezza dell’airbag ed eventualmente cambiarlo. Non ha mai ricevuto una risposta. Quel 28 maggio la giovane si era messa alla guida dell’auto per andare in palestra, ma è morta investita “dall’airbag che è uscito completamente dalla sua sede” e dal gas ad alte temperature che serve per farlo gonfiare.