Con la decisione della Cassazione, la Procura di Cassino e la famiglia di Serena Mollicone hanno un’ultima possibilità per far emergere la verità e ottenere giustizia per l’omicidio della giovane, dopo quasi 24 anni di indagini, processi e battaglie giudiziarie.
L’omicidio di Serena Mollicone
L’omicidio di Serena Mollicone è uno dei casi di cronaca più complessi e controversi della storia giudiziaria italiana. Serena era una ragazza di 18 anni di Arce, un piccolo comune in provincia di Frosinone, nel Lazio. È scomparsa il 1º giugno 2001 e il suo corpo è stato ritrovato due giorni dopo, il 3 giugno, in un boschetto nella località Fonte Cupa di Anitrella, con segni di violenza e la testa avvolta in un sacchetto di plastica, che ne aveva causato la morte per asfissia.
Le prime indagini portarono all’arresto di Carmine Belli, un carrozziere del posto, che però fu successivamente assolto per non aver commesso il fatto. Per anni, il caso rimase irrisolto, fino a una nuova pista investigativa emersa grazie alla testimonianza del brigadiere Santino Tuzi, il quale dichiarò di aver visto Serena entrare nella caserma dei carabinieri di Arce la mattina del 1º giugno 2001 e di non averla mai vista uscire.
Questa dichiarazione portò gli inquirenti a concentrarsi su Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, suo figlio Marco Mottola e sua moglie Annamaria Mottola, oltre ad alcuni carabinieri in servizio all’epoca. Secondo l’accusa, Serena sarebbe stata uccisa proprio all’interno della caserma, dopo un litigio con Marco Mottola. Il corpo sarebbe stato poi trasportato e abbandonato nel bosco per simulare una scomparsa.
Il processo di primo grado, conclusosi nel luglio 2022, vide l’assoluzione di tutti gli imputati per insufficienza di prove. Tuttavia, la Procura di Cassino fece ricorso in appello, ma nel 2023 la Corte d’Appello confermò l’assoluzione della famiglia Mottola e degli altri imputati.
Nel marzo 2024, la Corte di Cassazione ha annullato le assoluzioni, disponendo un nuovo processo d’appello. Questa decisione ha riaperto il caso, dando una nuova possibilità di giustizia per Serena Mollicone.
Cassazione ribalta tutto sull’omicidio di Serena Mollicone: cosa significa per i Mottola
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura generale della Corte d’Appello di Roma, disponendo un nuovo processo d’appello per il caso di Serena Mollicone. La decisione riguarda l’ex comandante della caserma di Arce, Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e il figlio Marco, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. I tre erano stati assolti sia in primo che in secondo grado, ma ora la vicenda giudiziaria si riapre.
“Il mio pensiero va a mia sorella che non rivedrò più nella mia vita così come mio padre. Noi confidiamo nella giustizia che attendiamo da 24 anni. Da oggi abbiamo speranza”, afferma Consuelo, sorella di Serena Mollicone, dopo la decisione della Cassazione.
La Procura ritiene che la sentenza di assoluzione presenti gravi carenze e sia caratterizzata da un approccio evasivo. Secondo l’accusa, non viene adeguatamente motivata la presenza di Serena Mollicone quella mattina nella caserma di Arce e non è stata condotta una valutazione unitaria dei numerosi indizi emersi nel corso delle indagini.
Il team di difesa della famiglia Mottola attende con tranquillità le motivazioni del rinvio per comprendere quali aspetti dovranno essere ulteriormente discussi e approfonditi in fase di appello. Il criminologo Carmelo Lavorino, consulente della famiglia, ha sottolineato che gli avvocati Francesco Maria Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Paolo Marsella ed Enrico Meta, insieme ai loro consulenti, si impegneranno affinché gli imputati vengano nuovamente assolti.
“Se la Corte chiede nuovi approfondimenti, ci saranno senza nessun problema. L’annullamento della sentenza dice solo che deve essere motivata meglio, aspettiamo cosa dice la Cassazione e vedremo”.
La famiglia Mottola si dichiara tranquilla e serena in attesa dell’evolversi della situazione, pur ritenendo che questo iter processuale comporti una perdita di tempo prezioso per individuare il vero responsabile dell’omicidio di Serena Mollicone.