Fares Bouzidi, il 22enne tunisino che guidava lo scooter coinvolto nell’incidente avvenuto a Milano nella notte tra il 23 e il 24 novembre 2024, andrà a processo con rito immediato. È accusato di resistenza a pubblico ufficiale, reato per cui dovrà comparire in aula il 18 aprile. Nell’incidente ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni, che viaggiava come passeggero. Al momento, l’indagine per omicidio stradale resta aperta.
Caso Ramy, per l’amico in scooter processo immediato
La perizia cinematica sull’incidente in cui, lo scorso 24 novembre, ha perso la vita il 19enne egiziano Ramy Elgaml sarà pronta entro fine febbraio. L’ingegnere Domenico Romaniello, incaricato dell’analisi, ha ottenuto dalla procura di Milano una proroga di circa venti giorni per esaminare più a fondo ogni aspetto della dinamica dello schianto.
Quella sera, Elgaml era seduto sullo scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi, che il 18 aprile affronterà un processo con rito immediato per resistenza a pubblico ufficiale. La richiesta, accolta dalla giudice, era stata avanzata nei giorni scorsi dai pubblici ministeri Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, che conducono le indagini insieme all’aggiunto Tiziana Siciliano e al procuratore Marcello Viola.
Tutto avrebbe avuto inizio quando lo scooter non si è fermato all’alt dei carabinieri. Ne è scaturito un inseguimento che si è concluso in tragedia. Per la vicenda, oltre a Fares, un militare risulta indagato con l’accusa di concorso in omicidio stradale e due carabinieri per depistaggio, frode processuale e favoreggiamento.
Caso Ramy e le indagini della consulenza tecnica
La perizia dovrà chiarire se, nelle fasi finali dell’inseguimento, ci sia stato un contatto tra la vettura dei carabinieri e lo scooter. Una prima relazione della Polizia locale aveva segnalato la presenza di un urto, circostanza poi confermata anche da Bouzidi durante l’interrogatorio successivo all’arresto per resistenza, in cui ha parlato di una “spinta da dietro”.
Tuttavia, secondo la Procura, nel corso degli 8 km di inseguimento i carabinieri non avrebbero violato alcun protocollo. Nella sua relazione finale, la Polizia locale ha menzionato solo un impatto laterale avvenuto nelle fasi precedenti, specificando che la vittima sarebbe stata “in fase di caduta al suolo” mentre l’auto sopraggiungeva in frenata.