Caltanissetta, 17 feb. (Adnkronos) – E' durata solo pochi minuti l'udienza, davanti al tribunale di Caltanissetta, del cosiddetto 'maxi processo' sul Sistema Montante, che vede imputati, oltre all'ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, diversi imprenditori, investigatori e politici. Oggi erano attesi il questore di Milano, Bruno Megale, e un ispettore di Polizia, Giovanni Gambino. Ma Megale è stato trattenuto a Milano, come è stato spiegato a inizio udienza, "per impegni istituzionali" e Gambino per "motivi di salute". Così l'udienza è saltata.
Nelle scorse settimane era scattata la prescrizione per alcuni capi di imputazione nei confronti di diversi imputati, come per l'imprenditore gelese Carmelo Turco per il quale è stato prescritto il reato di traffico di influenze illecite. Prescritto il favoreggiamento per l'ex amministratore delegato delle società di Montante, Vincenzo Mistretta, il quale, non avendo altri capi di imputazione, è uscito dal processo.
Tra gli imputati del processo anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014.
Il questore di Milano Bruno Megale, ex questore di Caltanissetta, oggi in aula avrebbe dovuto testimoniare sui tentativi di un appartenente al servizio segreto civile di avere da lui notizie riservate sull'inchiesta di Caltanissetta. Si tratta dell'ex vice direttore del servizio segreto civile. All'epoca, nel 2016, l'allora della Polizia aveva inviato Megale in Sicilia per blindare l’indagine della Squadra mobile. E Megale aveva alzato un muro quando gli vennero chieste notizie sull’indagine che vedeva coinvolto anche il colonnello Giuseppe D’Agata. Il questore gli disse ("con la correttezza che gli va riconosciuta", come scrissero poi i magistrati nisseni) che non era il caso di avanzare simili richieste. "E la mancata rassicurazione -avevano scritto i magistrati all'epoca dell'inchiesta – accese un ulteriore campanello dall’allarme negli ambienti dell’Aisi". Ma, nel frattempo, il questore Megale aveva fatto una dettagliata relazione di servizio su quanto accaduto. Il processo è stato rinviato al prossimo 10 marzo.