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Caso Maysoon, il testimone è irreperibile

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Uno dei testimoni chiave nel processo all'attivista Maysoon Majidi è stato definito irreperibile, facendo saltare l'incidente probatorio

La giovane attivista curdo-iraniana, nota per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne, è sbarcata insieme a 77 migranti il 31 dicembre scorso. La 27enne si trova attualmente nel carcere di Castrovillari.

Caso Maysoon, il testimone è irreperibile

Per la Procura di Crotone, Maysoon Majidi dovrà rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per aver aver ricoperto il ruolo di “seconda capitana” dell’imbarcazione. Tuttavia, le prove sembrano vacillare. Le dichiarazioni che la incriminano sono state ritrattate, poiché attribuite ad una traduzione che si è rivelata sbagliata. Inoltre uno dei testimoni cruciali, Hasan Hosenzadi, attualmente in un campo profughi in Germania, avrebbe dovuto chiarire al Tribunale di non aver mai accusato Majidi. L’udienza è stata rinviata perché l’uomo “non è stato rintracciato dalla Guardia di Finanza italiana“, come riferito dall’avvocato Giancarlo Liberati ad Open.

Salta l’incidente probatorio

Dopo l’incidente probatorio, il legale ha dimostrato che il teste, definito irreperibile, fosse effettivamente rintracciabile telefonicamente. “Ho videochiamato davanti agli attivisti, presenti fuori dal Tribunale, Hosenzadi che mi ha subito risposto” ha spiegato la difesa. “Non capisco come sia possibile che gli investigatori non siano riusciti a trovarlo“. La dichiarazione di Hosenzadi, secondo quanto spiegato dal legale, è una testimonianza chiave, dal momento che l’uomo ha confermato di non aver mai accusato la giovane.

Intervene Amnesty International

Sul caso è intervenuta anche Amnesty International. “Abbiamo avuto modo di documentare come, durante la rivolta del movimento ‘Donna Vita Libertà’ del 2022, le forze di sicurezza iraniane abbiano usato lo stupro e altre forme di violenza sessuale per intimidire e punire le persone scese in strada per manifestare, anche di soli 12 anni” ha dichiarato in un comunicato. “Le persone sopravvissute sono state lasciate senza possibilità di fare ricorso o richiesta di risarcimento. Per loro solo impunità istituzionalizzata, silenzio e molteplici cicatrici fisiche e psicologiche che hanno lasciato segni profondi” ha aggiunto Ileana Bello, direttrice generale di Amnesty International Italia.