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Caso Emanuela Orlandi, fu rapita? Gli 8 file segreti sollevano nuovi dubbi

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Il mistero di Emanuela Orlandi rapita si infittisce: gli 8 file segreti fanno emergere nuovi dubbi. Nuove piste investigative si affacciano all'orizzonte

Nuovi elementi emergono sul caso di Emanuela Orlandi, oggetto di un’approfondita analisi nella Commissione bicamerale d’inchiesta, che si è riunita il 10 ottobre 2024 per esaminare anche la scomparsa di Mirella Gregori.

Caso Emanuela Orlandi, fu rapita? I documenti segreti, sollevano nuovi dubbi

Durante l’audizione, durata circa tre ore e parzialmente secretata, il giornalista investigativo Pino Nicotri ha presentato una prospettiva alternativa alla teoria del rapimento, basata su anni di ricerche documentate nel suo libro “Emanuela Orlandi, Il rapimento che non c’è”.

Secondo l’analisi di Nicotri, non esisterebbero prove concrete di un rapimento. Il giornalista suggerisce invece l’ipotesi di un tragico episodio di violenza, potenzialmente perpetrato da una persona appartenente alla cerchia familiare o amicale della giovane. Questa teoria si allineerebbe con quanto emerge anche dal libro di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, seppur con alcune discrepanze significative riguardo agli alibi forniti dai familiari.

“Emanuela Orlandi non fu rapita”: gli 8 file segreti, il ruolo dello zio Meneguzzi e la pista di Londra

Particolare attenzione è stata dedicata alla figura dello zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, e alle incongruenze nelle testimonianze relative alla sua localizzazione il giorno della scomparsa. Nicotri ha evidenziato divergenze tra quanto riportato nel libro di Pietro Orlandi e le risultanze delle indagini, specialmente riguardo alla presenza della zia Anna a Torano.

La Commissione ha acquisito materiale supplementare fornito da Nicotri, comprensivo di documenti testuali e registrazioni audio, che potrebbero gettare nuova luce sulle indagini condotte all’epoca. È stata anche discussa la possibile connessione di Marco Fassoni Accetti al caso, sebbene come “ipotesi di scuola”, data la sua presenza documentata nell’area frequentata da Emanuela.

La cosiddetta “pista di Londra” è stata contestata, con il supporto di un’analisi grafologica che metterebbe in dubbio l’autenticità di documenti chiave.