Roma, 6 ago.
(Adnkronos Salute) – Tanti i calciatori che in carriera hanno dovuto affrontare qualche chilo di troppo. In molti ricorderanno Eden Hazard al Real Madrid, Gonzalo Higuain quando arrivò alla Juve, o gli ultimi anni di Ronaldo Nazario al Milan ma anche Antonio Cassano nella sua esperienza nei 'Galácticos' del Madrid. Spesso presi di mira per la forma fisica che lasciava a desiderare. E' accaduto anche Cristian Totti, calciatore e figlio del numero 10 della Roma Francesco, dopo l'apparizione sul campo dell'Olbia.
Se i primi erano criticati dai giornalisti e tifosi, il ragazzo è stato vittima del fuoco del 'bodyshaming' arrivato dalla 'piazza' social. "Gli atleti che sono obbligati a dimagrire, sia per ragioni di performance o per rientrare in determinate categorie di peso, devono affrontare questa sfida con particolare attenzione alla salute. Ma senza fretta". Lo spiega all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione all’Università Lum. Il club sardo ha deciso si assumere un nutrizionista per seguire Totti jr.
"Il dimagrimento rapido può comportare rischi, quindi è importante seguire strategie sicure ed efficaci. Ottima la decisione di consultare un professionista dietologo – prosegue Minelli – È fondamentale iniziare il percorso con un supporto professionale, soprattutto per evitare carenze nutrizionali, perdita di massa muscolare o danni alla salute a lungo termine". Secondo l'esperto, "occorre creare un piano alimentare bilanciato per l’atleta. Per perdere peso, è necessario – precisa – assumere meno calorie di quelle che si consumano.
Tuttavia, il deficit deve essere moderato, per evitare perdita eccessiva di massa muscolare o stanchezza".
Minelli snocciola alcuni consigli per gli atleti che si trovano nelle stesse condizioni fisiche del calciatore dell'Olbia. "Preferire cibi ricchi di proteine magre (pollo, pesce, tofu), carboidrati complessi (avena, grano saraceno, farro, riso integrale) e grassi sani (avocado, noci, olio d'oliva). Bere molta acqua per mantenere l'energia, favorire il recupero e prevenire la disidratazione – continua – Mangiare più pasti piccoli durante il giorno può aiutare a gestire la fame e mantenere alto il livello di energia.
Inoltre, per migliorare la disponibilità energetica, e di conseguenza le prestazioni atletiche, soprattutto negli sport di resistenza è opportuno anche monitorare con attenzione tutti i cambiamenti metabolici, biochimici e fisiologici che possono accadere nel corpo di uno sportivo".
Evidenze sempre più significative attribuiscono un ruolo attivo al microbiota intestinale "che si comporta come un vero e proprio organo endocrino", avverte Minelli.
"Studi condotti in tal senso suggeriscono un legame significativo tra il microbiota e l'attività sportiva, sebbene resti ancora da chiarire se sia l'esercizio fisico a migliorare la salute del microbiota o se, viceversa, un microbiota sano contribuisca a ottimizzare le prestazioni sportive.
E' probabile – osserva l'immunologo – che entrambe le dinamiche siano valide: l'attività fisica favorirebbe un microbiota più efficiente, migliorando le risposte metaboliche e immunitarie, mentre un microbiota ben bilanciato potrebbe influenzare positivamente l'adattamento allo sforzo fisico, gestendo l'energia, l'idratazione e la detossificazione dell'organismo".
"Sono molteplici le evidenze che confermano queste ipotesi. Ad esempio – riporta Minelli – nei rugbisti professionisti è stata osservata una maggiore presenza di batteri del genere Akkermansia rispetto a persone sovrappeso o con problemi metabolici.
Nei maratoneti, dopo una gara, si è riscontrato un aumento del batterio Veillonella atypica, che migliora le prestazioni atletiche convertendo l'acido lattico in acido propionico, un composto che facilita la resistenza fisica".