La concezione politica di Carlo Cattaneo è prevalentemente incentrata sul concetto di libertà, intesa a tutto campo, ovvero costituzionale, giuridica, economica, amministrativa, religiosa, visione che lo portò a giudicare negativamente sia ogni impostazione monarchica come soluzione al problema italiano, sia il metodo cospirativo-rivoluzionario teorizzato e fomentato da Giuseppe Mazzini.
Il concetto democratico di libertà, intesa come autonomia, nel pensiero di Cattaneo si concretava nel Federalismo, unica forma politico-amministrativa in grado di rendere i cittadini realmente e attivamente partecipi della cosa pubblica, a modello di Stati Uniti e Svizzera.
La grande risorsa nazionale italiana era vista, in Cattaneo, nella città, dove si manifestavano vive, libere e originali le attività particolari degli individui, e quindi luogo in cui più facilmente si estrinsecava in pratica la libertà; le città erano viste come tante piccole patrie entro patrie più grandi che erano le Regioni.
Pertanto, l’unità d’Italia poteva concretizzarsi solo in una Federazione democratica capace di rappresentare armonicamente tutte le situazioni politiche e culturali delle diverse regioni e realtà locali; Nazione e Stato dovevano comprendere le realtà più piccole, non sopprimerle.
Carlo Cattaneo, nell’ambito del panorama politico e intellettuale dell’Italia ottecentesca, rimase sempre un pensatore “isolato”, e questa sua condizione, rigorosamente scelta e voluta, costituì il limite maggiore del suo pensiero politico, che non trovò modo all’epoca di essere applicato e praticamente realizzato.