Quella che vedete in foto è Carla Vitantonio, attrice, blogger, conduttrice radiofonica e molto altro.
Sarà l’animatrice di un interessante laboratorio di sperimentazione teatrale e radiofonica , un corso che si diversifica dalla miriade di corsi di teatro in partenza questi giorni, per il fatto di costituirsi come laboratorio permanente.
Un’occasione da non perdere perché è una delle poche proposte didattiche in Italia (se non l’unica) dove le competenze teatrali e quelle radiofoniche vengono mescolate e messe le une al servizio delle altre. “Credo fermamente che ci sia la necessità di uno spazio di crescita e formazione per chi voglia entrare nel mondo della radiofonia.
Tanto più che la nostra città è storicamente la culla della sperimentazione radiofonica. Trasmettere in radio non vuol dire solo fare lo “speakeraggio”, ci sono moltissime maniere per andare in onda, si può raccontare, si può improvvisare, si possono creare interazioni di mille tipi con ospiti e colleghi. E tutte queste cose un po’ si imparano sul campo e un po’ si imparano in uno spazio, appunto, laboratoriale, uno spazio protetto all’interno del quale si possa sperimentare e, ovviamente, anche sbagliare.
Dopo una fase propedeutica, il laboratorio prevede che gli allievi si mettano alla prova producendo delle piccole cose che andranno in onda su Radio Kairos. Ma chi è l’allievo ideale di questo corso? “L’allievo ideale è una persona che non ha fretta, che vuole sinceramente e onestamente entrare a far parte di un gruppo, un gruppo che sperimenta e che a volte, per forza di cose, naviga a vista. Non è interessante se gli allievi abbiano o meno conoscenze teatrali e radiofoniche pregresse, ciò che conta è che vogliano davvero mettersi in gioco, ciascuno con le proprie attitudini e le proprie debolezze, all’interno di un gruppo in continua evoluzione”.
Come ho precedentemente scritto, Carla conduce un programma in onda su radio Kairos, Lucilleidi. Ci racconti cosa succede in una tua trasmissione in radio?
In una mia trasmissione radio succede un po’ di tutto, a seconda del mio umore. Diciamo che in genere un appuntamento fisso è un consiglio per la lettura, che do negli ultimi sette minuti del programma attraverso la lettura di brani da libri che ritengo interessanti. In genere, in ogni modo, le mie trasmissioni sono lo specchio di come sto.
Attraverso la banalità e la precarietà delle mie giornate racconto scorci che appartengono a tutta la mia generazione e anche a quella immediatamente successiva. C’è una tesi sul mio programma, fatta da una studentessa dell’Università di Bologna, che lo definisce “blog a voce”. Può darsi che sia così , anche se non sempre le cose che scrivo sul mio sito coincidono con quelle che dico in radio. Forse potrei dire che nella mia trasmissione entrano allegramente (ma non solo) pezzi di vita vera, di città, fanno capolino persone a me vicine e il tutto si è gia’ da tempo trasformato in una saga della quale non conosciamo le future evoluzioni..aspettiamo con ansia la prossima puntata.
Come vedi il “movimento” teatrale bolognese, in questo momento?
Io non vedo nessun movimento. Vedo che le realtà interessanti sono spesso emarginate, vedo baroni arroccati che aprono solo a chi dicono loro senza prestare reale attenzione ai luoghi della ricerca vera. Ovviamente il tutto con le dovute eccezioni. Ma a Bologna il movimento non sta nei teatri, sta fuori. Non è un caso che io non abbia mai, e dico mai, potuto fare un mio spettacolo in uno dei teatri bolognesi, neanche in quelli che si dichiarano più d’avanguardia.
E non perché non mi sia mai proposta, ma perche’ c’è una strategia sistematica che io riassumo con “non ti vedo quindi non esisti”. I teatri hanno le porte chiuse perché i teatranti hanno paura di aprire alla nuova ricerca. Posso solo sperare di essermi sbagliata, o che le cose cambino, ma al momento non ho grosse speranze.
Ci racconti che succede in un tuo spettacolo, in particolare in Una valigia piena di dollari?
I miei spettacoli sono racconti di vita vera.
Una valigia piena di dollari è una favola costruita sui racconti che le persone della mia terra (il Molise) mi hanno donato in questi trent’anni di vita, uniti ai ricordi della mia infanzia. In quaranta minuti ti riappropri della tua memoria attraverso l’ascolto della mia.
Grazie Carla Vitantonio e buon corso!