Roma, 14 giu.
(Adnkronos Salute) – Le droghe, anche quelle considerate 'leggere', fanno male al cuore. "Ma soprattutto scatenano le malattie cardiache da sostanze stupefacenti che possono manifestarsi in maniera acuta – generalmente temporalmente associata e proporzionale all’ultima dose assunta – o svilupparsi lentamente nel tempo. Quindi anche chi la prova una volta o lo fa saltuariamente e non ha alcuna sintomatologia acuta dopo l’assunzione, se però continua può sviluppare nel tempo un danno cardiaco". Da qui l'allarme dei cardiologi della Fondazione per il Tuo cuore dell'Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) nel sottolineare come sia necessario "smettere di assumere sostanze prima che il danno si manifesti o diventi irreversibile" e dell'importanza di sottoporsi a visite di controllo.
“La cocaina – spiega Domenico Gabrielli, presidente Fondazione per il tuo cuore e direttore Cardiologia dell’ospedale San Camillo di Roma – può favorire l’insorgenza di ogni tipo di patologia cardiaca e aumenta fino al 23% il rischio di infarto miocardico nelle prime ore dopo l’assunzione. L’uso non medico della cannabis, è stato associato ad un aumentato rischio di patologie cardio e cerebrovascolari. Il fatto che esista una cannabis utilizzata per scopi medici non significa che fumare marijuana non faccia male al cuore e alla salute.
Anche il Fentanyl è un farmaco molto utilizzato in medicina, eppure negli Usa l’uso non medico di oppioidi sintetici con effetti antidolorifici come il Fentanyl e derivati è un vero e proprio problema di salute sociale. Tali sostanze, magari acquistate anche per via illegale, hanno infatti aumentato la mortalità per arresto cardiorespiratorio (sono stati stimati circa 75.000 decessi da oppiodi sintetici nel 2022 negli Stati Uniti) e costituiscono ora negli Usa una tra le principali cause di morte nei soggetti giovani–adulti.”
“Obiettivo della Fondazione per il Tuo cuore e dei cardiologi Anmco – ricorda Gabrielli – è quello di svolgere una prevenzione al passo con i tempi in considerazione del sempre più frequente uso e abuso di sostanze psicoattive, poiché sono cambiate non solo le sostanze assunte ma anche il profilo di chi le assume.
La prevenzione delle problematiche cardiovascolari da sostanze psicoattive merita tutta la nostra attenzione e giustifica ogni sforzo in quanto tali malattie non sono affatto rare, dati evidenziano che fino a un quarto degli infarti nei soggetti giovani sia legato all’uso di droghe. E in generale il danno cardiaco da droghe è decisamente più frequente di quello che riusciamo a dimostrare".
Secondo i cardiologi, "le sostanze stupefacenti sono al centro di varie problematiche della società civile: un concetto noto ma vi è ancora poca conoscenza, sia in ambito sanitario che sociale, sulla capacità che queste sostanze hanno di determinare problemi cardiovascolari e in generale un danno biologico con gravi ripercussioni sulla salute di chi le assume e importanti ricadute sulla spesa sanitaria.
La scarsa informazione e soprattutto la disinformazione, legata ai canali da cui vengono attinte le informazioni, determinano – avvertono i cardiologi – false convinzioni come ad esempio quella di ritenere la cannabis innocua in quanto 'terapeutica' e favoriscono dunque la bassa percezione del pericolo 'sostanze', alcool compreso, per il cuore e per la salute umana in particolare tra i giovani".
"Un danno d’organo cardiaco che può rimanere a lungo asintomatico, dando la falsa impressione di essere sani, il fatto che il più delle volte il danno d’organo si sviluppa lentamente nel tempo senza dare particolari sintomi durante le assunzioni, la sottostima delle diagnosi di cardiopatie determinate o favorite dall’uso di sostanze psicoattive e il fatto che ci sia poca sensibilità, e molta reticenza a parlare, cosi come si dovrebbe, di queste tematiche contribuiscono alla erronea convinzione che le sostanze stupefacenti non facciano poi cosi tanto male al cuore e al nostro organismo – rimarca Gabrielli – Tutte le principali droghe conosciute, cannabis compresa, hanno un effetto cardiotossico e possono determinare o favorire l’insorgenza vari tipi di patologie cardiovascolari, anche gravi o mortali.
Le sostanze stupefacenti infatti danneggiano le coronarie determinando ischemia cardiaca acuta o cronica e danneggiano direttamente il muscolo cardiaco provocando infiammazione (miocardite), dilatazione (cardiomiopatia dilatativa) o ispessimento (ipertrofia) del cuore. Condizioni queste, che se non diagnosticate e curate tempestivamente, possono portare a scompenso cardiaco. Favoriscono inoltre l’insorgenza di vari tipi di aritmie, a volte letali e alterazioni della pressione arteriosa, della coagulazione e delle valvole cardiache".
Secondo Francesco Ciccirillo, cardiologo e responsabile Ambulatorio Dahd ( Drug Abuse Heart Diseases) Uoc Cardiologia-presidio ospedaliero Vito Fazzi-Asl di Lecce, "dovrebbe portarci a considerare le sostanze psicoattive come un fattore di rischio cardiovascolare indipendente e aggiuntivo e a considerare il loro ruolo favorente sui sintomi e sulle malattie cardiovascolari riscontrate nella pratica clinica oltre che a portare avanti dei programmi di prevenzione adeguati volti a scongiurare la prima assunzione e l’uso anche ricreazionale di sostanze psicoattive.
Infatti – precisa Ciccirillo – il danno cardiovascolare si può instaurare non solo nel consumatore abituale (che rimane comunque a rischio più alto) ma anche in quello occasionale, a volte indipendentemente dalla quantità di sostanza assunta soprattutto se presente una particolare predisposizione genetica (non sempre nota) o altri fattori contingenti".
“E’ difficile quantificare e prevedere il rischio di un danno cardiaco da droghe nel singolo individuo – continua Ciccirillo – in quanto l’effetto delle sostanze può variare da soggetto a soggetto e perfino nello stesso soggetto, in base a dose, modalità, tempistica, durata di assunzione, tipo, purezza, quantità della sostanza e presenza o meno di altri fattori predisponenti".
Per una adeguata prevenzione delle malattie cardiache da sostanze psicoattive, "è importante anche conoscere e imparare a non sottovalutare i sintomi associati all’uso di sostanze per chiedere pronto aiuto medico. È fondamentale per esempio non trascurare il sintomo del dolore al petto in quanto può essere espressione di gravi patologie cardiorespiratorie acute. Dallo 0,7% fino al 6% di soggetti che arrivano in pronto soccorso per dolore toracico dopo uso di cocaina ha un infarto cardiaco secondario a tale sostanza.
Ugualmente è fondamentale riferire al medico se sono state assunte 'sostanze' per evitare pericolose interazioni farmacologiche", conclude Ciccirillo.