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Caos in Siria, fuga da Aleppo: Assad cerca il sostegno degli alleati

Roma, 2 dic. (askanews) – Il presidente siriano Bashar al Assad ha cercato il sostegno dei suoi alleati dopo aver perso il controllo di Aleppo, la seconda città della Siria, durante un’offensiva ribelle che ha provocato oltre 400 morti, secondo i dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani.

È la prima volta dall’inizio della guerra in Siria nel 2011 che il governo, alleato di Iran e Russia, perde completamente il controllo della città del Nord, una battuta d’arresto inflitta da una coalizione di gruppi ribelli dominata dagli islamici. I civili sono in fuga, lunghe code sulle strade per mettersi in salvo. Un raid ha colpito anche il collegio francescano di Aleppo: ingenti i danni ma nessun ferito.

Ricevendo il capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi, a Damasco, Assad ha sottolineato “l’importanza del sostegno di alleati e amici per affrontare gli attacchi dei terroristi sostenuti dall’estero e contrastare i loro piani”. La Russia ha affermato che le sue forze aeree stanno aiutando l’esercito siriano a “respingere” i ribelli nelle province di Idlib (Nord-Ovest), Hama (centro) e Aleppo (Nord), mentre l’Iran ha ribadito il suo “fermo” sostegno a Assad. Dopo Damasco, Araghchi è volato ad Ankara dove incontrerà anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Nel 2015, con il sostegno militare di Russia e Iran, il regime di Assad ha lanciato una controffensiva che gli ha permesso di riprendere gradualmente il controllo di gran parte del Paese e nel 2016 di Aleppo. Le violenze degli ultimi giorni, le prime di questa portata dal 2020, fanno temere una ripresa delle ostilità su larga scala in un Paese diviso. Da Stati Uniti e Unione europea arriva un invito a una de-escalation. Intanto, a seguito dell’ingresso ad Aleppo dei ribelli, le Nazioni Unite hanno avviato un’evacuazione verso Damasco. Un primo gruppo di auto, con a bordo anche alcuni italiani, è arrivato in città. Altri sono in attesa di partire.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che sta monitorando costantemente la situazione e ha avvertito che in Siria si rischia “una nuova catastrofe umanitaria” e “un nuovo collasso migratorio” e bisogna “muoversi in fretta per evitare il peggio”.