Roma, 2 feb. (Adnkronos) – "La verità è che l’andare divisi piace a troppi. Per alcuni è la resa alla difficoltà di trovare una intesa autentica, rinviandola sempre al domani. Per altri la vittoria dell’idea che la politica è soprattutto rappresentanza dell’esistente e allocazione dei rappresentanti. E la democrazia uno strumento per difendersi dal governo, non un metodo per partecipare al governo". Lo dice Arturo Parisi al Corriere nei trentennale dell'Ulivo, di cui con Romano Prodi fu fondatore. Un'ispirazione unitaria che resta. E che porta Parisi a non condividere l'idea di 'marciare divisi per colpire uniti' avanzata da Dario Franceschini.
"Pur senza mai esitazioni nella mia stessa parte di campo, allora come oggi, lui è ancora e, come in ogni passaggio, di nuovo a difesa delle convenienze della divisione, io come allora a difesa della necessità dell’unità. Una coalizione, un leader, ma anzitutto un progetto comune. Con un orizzonte lungo quanto antichi sono i problemi che ci portiamo appresso. Un progetto pensato, come dicemmo allora, 'per l’Italia che vogliamo'".
"L’alternativa al presente -aggiunge Parisi- si costruisce nell’oggi per poterla proporre nel voto come impegno comune per il domani. Credo che il Pd e tutta l’opposizione siano di fronte a un bivio. Se come denominatore basta il comune no ad un pericolo autoritario tanto vale comprarsi l’elmetto e gli scarponi e trasferirsi in montagna nell’attesa di un altro radioso 25 Aprile. Se invece serve un sì dobbiamo avviare al più presto quel pur faticoso confronto che viene proposto di rinviare a dopo il voto, una volta che divisi ognuno ha esibito alla leggera nient’altro che i suoi desideri in gara con quelli degli altri".