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Buco di 2 giorni nell’intelligence: le opposizioni attaccano sul caso Cecilia Sala

cecilia sala

Un buco di due giorni nelle comunicazioni dei servizi segreti avrebbe avuto gravi conseguenze per Cecilia Sala.

Le opposizioni hanno sollevato la critica di un buco di due giorni nelle comunicazioni dell’intelligence, una vicenda che avrebbe avuto conseguenze gravi per Cecilia Sala. Questo punto è stato evidenziato durante l’audizione del sottosegretario con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, davanti al Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sulla sicurezza.

Buco di 2 giorni nell’intelligence e Cecilia Sala: le opposizioni attaccano

Il 6 dicembre, subito dopo l’arresto a Malpensa di Mohammad Abedini, accusato di terrorismo per aver rivelato segreti sui droni americani ai Guardiani della Rivoluzione iraniani, l’intelligence avrebbe dovuto allertare tempestivamente le autorità italiane.

Le opposizioni sostengono che sarebbe stato necessario un intervento della Farnesina e dei servizi segreti per prevenire una reazione violenta da parte dell’Iran, in particolare verso obiettivi italiani, come nel caso della giornalista Cecilia Sala. Mantovano, pur non negando la possibilità, ha riconosciuto la gravità della situazione.

I temi trattati durante l’audizione

Nel corso dell’audizione, come riportato dal Corriere della Sera, sono stati trattati anche altri temi sensibili, tra cui le trattative per la liberazione di Cecilia Sala, detenuta in Iran con l’accusa, tutt’oggi non chiarita, di violazione della legge islamica. Inoltre, si è discusso dell’estradizione dell’ingegnere iraniano negli Stati Uniti e dell’intensificarsi della diplomazia tra Italia, Iran e Stati Uniti, con il recente incontro tra la premier Giorgia Meloni e il presidente incaricato degli Stati Uniti, Donald Trump.

Mentre la diplomazia cerca di alleggerire la condizione detentiva di Cecilia Sala, il ministero degli Esteri iraniano nega ogni legame tra il destino della giornalista e quello dell’ingegnere arrestato. In Italia, intanto, si indaga anche sulle circostanze che hanno portato alle dimissioni di Elisabetta Belloni dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

A tal proposito, il vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, ha dichiarato:

“Su tutto quello che riguarda il Copasir abbiamo il segreto, lo rispetto e non parlo“.

Sulla vicenda Sala ha aggiunto:

Siamo fiduciosi, ma c’è anche stata la richiesta di silenzio stampa, motivo in più per non parlarne”.

La prossima data cruciale è il 15 gennaio, quando la Corte d’Appello di Milano deciderà sulla richiesta di arresti domiciliari per Abedini, una decisione che potrebbe aprire la strada per la scarcerazione di Sala. Se la richiesta venisse respinta, non è escluso un intervento politico del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.