Roma, 24 giu. (Adnkronos) – Quando si partecipa ad una "manifestazione internazionale" non si rappresenta il governo in carica ma l'Italia. E' alla luce di questa motivazione che la giornalista e scrittrice Marina Valensise non ha firmato la lettera inviata a Jurgen Boos, direttore della Buchmesse, e a Innocenzo Cipoletta, presidente dell'Associazione italiana editori, da quaranta scrittori che manifestano la loro "preoccupazione" per la gestione messa in campo dal nostro Paese lamentando "l'ingerenza della politica".
"Anch'io – racconta all'AdnKronos la Valensise – ho ricevuto questa lettera e non l'ho sottoscritta. Penso che quando uno rappresenta l'Italia rappresenta il Paese e non il governo italiano. Andare quindi in una manifestazione internazionale con un animo ostile alle istituzioni non mi sembra che sia una scelta giusta", osserva la Valensise che riflette: "Noi non ci muoviamo in un ambito locale, territoriale o comunale dove possiamo far valere le fazioni degli uni sugli altri, ma ci muoviamo in un ambito internazionale. Non rappresentiamo il governo, siamo rappresentanti della cultura e della Nazione italiana".
"Insomma – dice la Valensise – l'idea di porsi in una situazione di antagonismo con le istituzioni non mi sembra buona. Io per questo non mi sono associata". Se uno scrittore è invitato "a partecipare a un evento internazionale rappresenta la cultura nazionale e non il governo. Deve pertanto rispettare il mandato che lo pone come una voce della letteratura o della cultura italiana. Penso anche – ma è un'ipotesi – che se Saviano fosse stato invitato avrebbe rifiutato l'invito. Quindi di fronte a un eventuale rifiuto, forse gli organizzatori hanno pensato bene di soprassedere. È un'ipotesi che faccio, non ho elementi per dirlo", precisa la Valensise.
Da Silvia Avallone a Nicola Lagioia, passando per autori come Dacia Maraini, Donatella Di Pietrantonio e Melania Mazzucco. Scrittori ai quali si uniscono tra gli altri Mario Desiati, Paolo Giordano, Maurizio de Giovanni, Chiara Valerio e Sandro Veronesi. Questi alcuni dei 40 scrittori che hanno preso carta e penna per scrivere al direttore della Frankfurter Buchmesse Jürgen Boos e al presidente dell'Aie Innocenzo Cipolletta nella quale manifestano "preoccupazione" sottolineando il fatto che "l'Italia sarà presente alla Buchmesse in modo insulare, tramite un programma di duetti fra autori italiani, un'anomalia che sappiamo avere pochi precedenti nella storia dei paesi ospiti e che denota una mancanza grave di strategia culturale ed editoriale da parte della commissione straordinaria incaricata in Italia".
I firmatari della lettera, tra cui anche Teresa Ciabatti, Mauro Covacich, Marco Missiroli ed Emanuele Trevi, tornano sull'esclusione di Roberto Saviano giudicandola "troppo vistosa per non essere un atto deliberato" e rimarcando che "non è un evento isolato in Italia. S'inscrive in una sequenza di prevaricazioni, di forme e gravità diverse, alle quali assistiamo negli ultimi due anni". Per queste ragioni chiedono "un momento di incontro pubblico con scrittori e scrittrici tedeschi", e più in generale internazionali, durante la Buchmesse 2024, nel quale discutere "proprio di questi argomenti, al di fuori degli spazi limitati che sono stati disegnati dalla commissione italiana per noi".
A completare la lista degli scrittori che hanno firmato la lettera ci sono: Viola Ardone; Andrea Bajani; Marco Balzano; Guido Barbujani; Franco Buffoni; Giulia Caminito; Olga Campofreda;Mauro Covacich; Antonio Franchini; Vins Gallico; Igort; Helena Janeczek; Vivian Lamarque; Ginevra Lamberti Vincenzo Latronico; Beatrice Masini; Francesca Melandri; Daniele Mencarelli; Valeria Parrella;Rosella Postorino; Paolo Rumiz; Roberto Saviano; Antonio Scurati; Gianluigi Simonetti; Fabio Stassi; Carlo Vecce; Alice Urciuolo.
"Ognuno di noi – sottolineano gli scrittori – avrebbe desiderato, durante la permanenza a Francoforte, di interagire con i protagonisti e le protagoniste dell'editoria tedesca e non solo, con i nostri colleghi europei e internazionali, in un momento storico in cui abbiamo più bisogno che mai di sentirci appartenenti a una cultura unica. Invece, l'Italia sarà presente alla Buchmesse in modo insulare, tramite un programma di duetti fra autori italiani, un'anomalia che sappiamo avere pochi precedenti nella storia dei paesi ospiti e che denota una mancanza grave di strategia culturale ed editoriale da parte della commissione straordinaria incaricata in Italia. Solo l'iniziativa dei singoli autori e dei loro editori tedeschi permetterà di ovviare almeno in parte a questa impostazione sconsiderata".
In merito al 'caso Saviano' gli autori affermano che "il commissario Mazza ha fornito una risposta che ha lasciato molti di noi indignati, tanto che alcuni invitati hanno deciso di non partecipare alla delegazione. Il tentativo maldestro di spiegare l'esclusione con motivazioni burocratiche non ha fatto che avvilirci ulteriormente. Sebbene la Buchmesse abbia reagito subito invitando Saviano, il vulnus è stato profondo per molti di noi, e rimane. Da quel momento abbiamo avviato un processo di discussione collettiva, a cui hanno partecipato molte e molti dei delegati italiani insieme ad altri colleghi, un processo inusuale per scrittori e scrittrici, l'esito del quale è anzitutto questa lettera che vi rivolgiamo. Ciò che vorremmo fosse manifesto è che 'l'incidente Saviano alla Buchmesse' non è un evento isolato in Italia. S'inscrive in una sequenza di prevaricazioni, di forme e gravità diverse, alle quali assistiamo negli ultimi due anni e delle quali spesso siamo l'oggetto, eventi singoli che mostrano una volontà esplicita di ingerenza sempre più soffocante della politica negli spazi della cultura. Tale ingerenza si esplica non solo nell'occupazione sistematica di ogni ruolo decisionale nella cultura secondo criteri di fedeltà politica, ma anche in forme più o meno esplicite di censura, in attacchi personali volti al discredito e in un uso spregiudicato delle querele ai danni di scrittori, giornalisti e intellettuali da parte di chi occupa posizioni di potere".
"Tutto questo, pensiamo, è inaccettabile all'interno dell'Europa in cui crediamo. Ed è inconciliabile con un'espressione sana della democrazia. L'esito delle ultime elezioni europee ha aggiunto a queste considerazioni sull'amara condizione della cultura italiana un senso di inquietudine per ciò che potrebbe accadere in futuro in altri paesi. E ci spinge a condividere con voi – e tramite voi con tutta la comunità di autori e lettori, con tutto il mondo editoriale – il nostro disagio", concludono gli scrittori nella loro lettera.