In realtà, non sembra che il giovane avesse mai fatto mostra di doti eccelse in un qualsiasi ambito, né si è mai compreso perché odiasse tanto Cesare che, al contrario, lo amava moltissimo.
La sua carriera politica ebbe inizio quando decise di seguire Catone, che era stato esiliato nell’isola di Cipro; in questa amena località Bruto si arricchì e trovò moglie, poiché sposò Porcia, figlia del suo padrino.
Tornato a Roma, egli si schierò con gli “optimates” contro il triunvirato costituito da Cesare, Pompeo e Crasso.
Bruto aveva ottimi motivi a giustificazione dell’astio che nutriva nei riguardi di Pompeo, che gli aveva fatto assassinare il padre su ordine del perfido Silla, ma non si comprende perché odiasse Cesare persino di più; era forse geloso della relazione che la madre Servilia intratteneva da tempo con il grande generale?
Può essere.
Qualche studioso ha azzardato l’ipotesi che Bruto fosse in realtà il figlio naturale di Cesare; non si può escludere, ma neanche accertare, tuttavia il generale romano mostrò sempre un affetto profondo e sincero nei confronti di Bruto che, naturale o meno, considerò sempre come un figlio.
Dopo il celebre passaggio del Rubicone, Bruto si schierò con Pompeo, che però perse definitivamente la guerra civile nella battaglia di Farsalo, circostanza che costrinse Bruto ad inviare una lettera al vincitore in cui gli chiedeva scusa.
Il disponibilissimo Cesare, mostrandosi stavolta davvero magnanimo, non solo lo perdonò, ma accolse Bruto nella sua ristretta cerchia di intimi, lo nominò governatore della Gallia e poi anche pretore.
Ma neppure questo fu sufficiente a cambiare l’atteggiamento del giovane verso Cesare anzi, livore e odio montarono addiittura più in fretta e dirompenti che mai, tanto da spingere Bruto a diventare uno degli assassini che alle Idi di Marzo del 44 a.C.
tolsero la vita al dittatore.
Ma Bruto raggiunse presto la sua illustre vittima: si tolse la vita a Filippi, dopo la sconfitta ottenuta contro le truppe di Ottaviano e Antonio.