L’origine del pianoforte, strumento a corde percosse da martelletti azionati con la pressione dei tasti, va ricercata negli strumenti a corde pizzicate, tipo la lira, e in quelli a tastiera.
Il suo antenato più prossimo fu il clavicordo.
Il prototipo del pianoforte fu ideato dall’italiano Bartolomeo Cristofori a fine ‘600 su un sistema chiamato scappamento, basato su tre principi: percussione delle corde con martelli ricoperti di feltro, libera vibrazione della corda e arresto della vibrazione quando si lascia il tasto.
Stranamente l’invenzione non riscosse un ampio successo in Italia, ma in Germania, soprattutto grazie a Gottfried Silbermann, che si dedicò allo studio e al funzionamento del nuovo strumento, esso iniziò quel vero e lungo percorso che lo condurrà a diventare il mezzo musicale più amato e adoperato nel mondo.
Furono proprio due discepoli di Silbermann ad aprire le prime fabbriche di pianoforti e a dare così il via alla sua diffusione su larga scala: C. Zumpe ne aprì una a Londra, A. Stein ad Augusta.
Fu tuttavia solo negli anni 1822-23 che il pianoforte raggiunse la massima perfezione di funzionamento, grazie al francese Sébastien Erard che creò il sistema del doppio scappamento.